Sono parole dure, quelle di Micciché alla stampa sulla candidatura di Nello Musumeci. L’intervista scalda gli animi.
«Musumeci è un fascista e a Palermo on lo vogliamo più».
Ne ha una per tutti Grianfranco Micciché, numero uno di Forza Italia in Sicilia. Nell’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, il presidente dell’Ars ha definito il presidente Nello Musumeci un fascista e Renzi uno scienziato ubriaco.
Il presidente della regione sarebbe quindi un fascista catanese che durante un scontro all’Ars con il deputato Luca Sammartino avrebbe affermato: “Di lei si occuperanno ben altri palazzi”. Una risposta che Micciché definisce da “fascista catanese”, difeso ormai solo da Giorgia Meloni, un’altra fascista accodata a Ignazio La Russa, altro fascista siciliano. Secondo Micciché inoltre Musumeci è ormai rimasto solo, abbandonato anche da Cuffaro e Lombardo che, nel caso di una sua nuova candidatura, sarebbero pronto ad andare con il PD.
L’intervista ha di certo scaldato gli animi. Ecco quindi arrivare una smentita. Il presidente dell’Ars assicura di non aver utilizzato durante l’intervista toni simili ne di aver fatto certe affermazioni. Affermazioni di cui si è scusato non negando però di non considerare comunque Nello Musumeci il miglior candidato.
Nonostante la smentita però, l’intervista ha ormai sollevato un polverone.
Sulle parole di Micciché interviene dunque Marco Falcone assessore regionale di Forza Italia. «Stamane abbiamo letto l’intervista di Micciché, rimanendo sbalorditi. Poi, tra le reazioni sconcertate di elettori e militanti di Forza Italia, abbiamo appreso di una sua smentita che ci sembra peggiore dell’intervista stessa. Stentiamo a credere che un quotidiano autorevole possa inventarsi dal nulla interi, pesantissimi, virgolettati. Se così fosse, Miccichè dovrebbe certamente procedere per vie legali. Purtroppo – prosegue – Miccichè appare incattivito, in preda allo squilibrio politico, circostanze che lo rendono sempre meno idoneo ai ruoli che ricopre».
Interviene anche Ignazio La Russa: «Sono certo che Gianfranco e’ stato travisato, infatti nessun esponente politico cosciente e non disturbato potrebbe sottoscrivere quel testo contrario ad ogni logica umana e politica. Micciche’ mi ha telefonato per scusarsi. Ho detto a Micciche’ che ringrazio per la telefonata, che se la smentita può risolvere il problema dei rapporti personali, l’articolo impone pero’ un pronto chiarimento politico».
L’invito alla temperanza arriva da Raffaele Lombardo: «Ho dovuto rileggere l’intervista di Gianfranco Miccichè a La Stampa. Lo invito pertanto alla temperanza, a non insultare più il presidente della Regione, a non picconare la coalizione di centro-destra. Devo precisare che non andrò con nessun partito ed auspico che l’ Mpa, che si trova nel perimetro del centrodestra, possa partecipare a un ragionamento costruttivo sulla prospettiva. Anche perché non si rivivano le fasi convulse, comunque istruttive, che hanno preceduto la convergenza sulla candidatura del professore Lagalla a sindaco di Palermo».
Per Armao, “un’intervista costituzionalmente inaccettabile
Interviene anche il vice presidente della Regione e assessore all’Economia, il forzista Gaetano Armao.
«E’ costituzionalmente inaccettabile che si esprima con queste volgarità dal ruolo che ricopre ed è incredibile che le forze politiche di opposizione, non dicano una parola su questa grave frattura statutaria. Lo Statuto regionale, che ho sempre difeso da siciliano e da giurista, prima che da componente del governo, è stato tradito. Calpestato con il silenzio di troppi, ma ciò non avverrà col mio. E poi su quel deputato presunta vittima di Musumeci, che ha cambiato più partiti che costumi da bagno, e che non ho mai sentito in questi anni occuparsi da parlamentare di una questione di interesse generale (e mi limito a questo), sodale di Miccichè indipendente dal partito di turno, sarebbe stato meglio tacere. Nel suo interesse. L’autorevolezza del giornalista chiamato in causa, adesso precipitosamente contestato dal bislacco intervistato che si rimangia all’Italpress le parole dal ‘sen fuggitè, rende inverosimile anche la smentita. Il Presidente dell’Assemblea è incompatibile con ruolo che svolge, l’ho detto e continuerò a dirlo in ogni sede, ma quel che accade oggi determina un punto di non ritornò».