Arriva l’Ok dal Comitato tecnico scientifico per i ristoranti che saranno aperti in base alle diverse soglie di rischio. In zona gialla i ristoranti saranno, infatti, aperti la sera; in zona arancione, invece, a pranzo, sia pur alcune restrizioni.
La richiesta era arrivata dal Ministero dello sviluppo economico a seguito di diversi incontri con i sindacati di categoria Fipe Confcommercio e Fipet di Confesercenti. L’ultima parola, adesso, spetta al governo. La scadenza dell’ultimo Dpcm è fissata per il 5 marzo ma già tra qualche giorno (il 15 febbraio) decade il divieto di spostamento tra le regioni. La decisione, quindi, dovrà essere presa a breve.
Si tratta di una grandissima conquista da parte dei sindacati di categoria dopo quasi un anno di Stop totale. «Ci auguriamo che il Governo che si sta costituendo in questi giorni provveda nel più breve tempo possibile all’emanazione di un nuovo Dpcm per consentire di aprire a cena fino alle 22:00 in fascia gialla e durante le ore diurne in fascia arancione a chi ha spazi con tavoli. Sarà un banco di prova importante per dimostrare da parte del nostro settore maturità e rispetto delle regole e chiediamo alle forze dell’ordine e alle amministrazioni comunali di darci una mano con i controlli in questa direzione» commenta Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe Confcommercio.
Ristoranti, le norme da rispettare
Il Cts raccomanda le mascherine obbligatorie e il distanziamento di 1 metro tra i tavoli e nei luoghi di passaggio. Bisognerà, inoltre, mantenere un numero massimo di persone al tavolo-4 se non si tratta di conviventi- ed esporre all’ingresso del locale il bollettino del numero massimo di capienza del locale.
Cosa cambia nei bar
Nei bar rimane il servizio al banco con l’obbligo di DPI e distanza di 1 metro tra le persone nonché provvedimenti al fine di evitare assembramenti di persone in fila alla cassa o in attesa di essere servite. Niente buffet. Vanno evitate anche le carte da gioco e i giornali.
I locali
Dal Cts arriva la spiegazione in merito ad alcune tipologie di locali: «deve rimanere alta l’attenzione per il rischio di Covid 19» ma vanno comunque «le tipologie dei pubblici esercizi destinati alla somministrazione di cibi e/o bevande, distinguendo anche fra quelle con disponibilità o meno di tavoli per il consumo».
G.G.