Gonne fruscianti, divise impeccabili, è questa la magica atmosfera che si respira pensando all’Ottocento. Tornata in voga grazie alle ultime fiction sui canali nazionali, come ad esempio la nuova versione di Sissi, la passione per questo periodo storico in realtà è ben presente anche se poco conosciuta.
In tutta Italia, infatti, sono numerose le associazioni che portano avanti la cultura dell’ottocentro, tra un passo di valzer e una di quadriglia.
Se è vero, infatti, che alla base di queste associazioni si trova proprio lo studio del ballo storico, è altrettanto vero che è accompagnato da uno studio attento del contesto, dei dettagli dell’abbigliamento, fino ad arrivare al linguaggio segreto dei ventagli.
Chi pensa che sia un genere antiquato si sbaglia, dato che proprio questi balli sono stati i precursori di quelli che sono i balli di gruppo.
Questi balli, infatti, erano chiamati balli sociali proprio perchè permettevano a tutti di danzare durante le serate, nei limiti dell’etichetta e del bon ton.
L’intervista
Abbiamo intervistato Kevin Scicolone, presidente e maestro dell’Associazione Il Salotto della Fenice, legata alla Società di Danza di Catania.
Come è nata l’associazione e qual è il suo scopo? «La nostra associazione è nata nel giugno del 2020, in piena pandemia, sicuramente non un momento adatto per lanciare un’attività dalle connotazioni sociali, per di più legata al contatto fisico. Ma la voglia da parte dei soci fondatori era tanta: l’idea era quella di mettere in piedi una realtà dove si potessero studiare e praticare le danze del XIX secolo e in cui tutti, al di là dello studio e dell’impegno didattico, pur primario, potessero trovare un luogo di riposo, svago e socializzazione rilassata. Molti di noi già praticavano, in altri contesti o in altre forme, l’attività in questione, ma si voleva realizzare qualcosa che fosse completamente nostro: un salotto in cui incontrarsi per trascorrere momenti del proprio tempo libero insieme ad altri e in cui, come una fenice, sentirsi rinascere da dispiaceri o delusioni. Di qui il nome di “Salotto della Fenice».
Cosa vi appassiona di più del periodo storico? «Pratichiamo le cosiddette danze di società del XIX secolo (i valzer, le quadriglie, le danze dei film in costume stile “Gattopardo” o “Orgoglio e pregiudizio”, per intenderci…), ma la nostra passione non si limita alla dimensione coreutica. Essendo danze praticate entro un contesto sociale ben definito, erano accompagnate da una serie di convenzioni e pratiche che ci appare interessante conoscere e applicare: le regole sulle riverenze, i linguaggi segreti del ventaglio femminile, la corretta combinazione dei capi di abbigliamento e dei colori, la prenotazione di un ballo da parte di un cavaliere nei confronti di una dama… I costumi sono così tanto cambiati in quest’ultimo secolo che apprendere e praticare tutto questo ha per noi il sapore di un esotico viaggio nel tempo».
Perchè i giovani dovrebbero appassionarsi a questo tipo di danza? «Non è affatto facile coinvolgere i giovani in questo tipo di attività. La concorrenza di generi di danza più “al passo coi tempi”, come il latino-americano o il caraibico, è molto forte; ciononostante siamo felici di constatare che nel nostro gruppo l’età media è decisamente più bassa che in molte altre associazioni analoghe nel resto d’Italia. Le leve su cui puntiamo per attirare i giovani sono diverse: talvolta insistiamo sui rimandi a serie tv di successo (come Bridgerton) per conquistare un pubblico che non ha familiarità con le danze ottocentesche, in altri casi diamo spazio a generi molto più veloci e movimentati (come le contraddanze scozzesi o i galop) per soddisfare i gusti delle fasce più giovani, abituate alla musica contemporanea, decisamente più ritmata».
Quali sono i programmi per il futuro? «Dopo due anni di attività stentata e a singhiozzo, è già per noi molto la prospettiva di trascorrere un intero anno accademico senza intoppi e interruzioni. Al momento ci stiamo concentrando su una serie di eventi di medio-piccole dimensioni con cui divulgare la conoscenza delle danze del XIX secolo presso pubblici di città della Sicilia orientale in cui non siano presenti scuole di danze ottocentesche, tra cui quello di Acireale l’11 dicembre. Sarebbe molto bello, in una fase leggermente più avanzata, riuscire a ingrandire la dimensione dei nostri Balli e Gran Balli ed anche creare dei percorsi di studio (magari sotto forma di PON) nelle scuole superiori del nostro territorio, per coinvolgere un segmento d’età molto piccolo ma estremamente ricettivo e promettente».