Si perdono negli anni il numero di finanziamenti pubblici versati per far decollare l’autoporto di Melilli.
Non è dato neanche capire a quanto ammonta la cifra totale di cui ha fruito una struttura che di fatto non è mai servita a niente. Se ne parla a partire dal 2000, nel 2005 si comincia a costruire e qualcosa, una sorta di scheletro di cemento, sorge.
Nel 2000, in seguito ad una protesta durata diversi giorni, gli autotrasportatori sono riusciti a ottenere lo stanziamento di 140 mld di lire (100 dallo Stato e 40 dalla Regione Siciliana) per la ristrutturazione e la riqualificazione del trasporto merci in Sicilia. All’autoporto di Melilli andranno ben 40 mln di euro.
Secondo le indicazioni che gli autotrasportatori avevano dato alla Regione gli autoporti dovevano essere messi al servizio della categoria e non affidate ai privati, prevedendo una gestione condivisa nella forma di cooperative e/o consorzi di autotrasportatori. Subentrerà invece un amministratore delegato della struttura nelle vesti proprio di un noto privato del mondo dei trasporti ovvero Angelo Di Martino fondatore e leader dell’omonimo gruppo catanese della logistica Di Martino.
L’autoporto viene anche inaugurato con tanto di cerimonia nell’ormai lontano dicembre 2016 a fare gli onori di casa la famiglia Di Martino. Secondo le previsioni si sarebbe trattato del primo autoporto realizzato in Sicilia candido come piattaforma logistica nel sistema intermodale di movimentazione delle merci.
La struttura sarebbe stata realizzata al 60 per cento con capitali dell’Asi di Siracusa e il rimanente 40 con l’intervento del privato Di Martino. Ad oggi non è entrato in funzione. Ma quali sono i numeri reali?
L’azienda dell’autoporto è in liquidazione
I ricavi risultavano pari a zero nel 2016 e nel 2017. Le spese per il personale hanno visto una progressiva contrazione: circa 45.000 € nel 2015; 20.000 € nel 2016; appena 14.251 € nel 2017 per un solo dipendente. I costi di gestione segnano invece una progressiva crescita che va dai 127.000 € del 2015 agli oltre 250.000 € del 2017. Anche le perdite di esercizio crescono progressivamente dai 175.000 € del 2015 ai quasi 280.000 € del 2017.