Entra domani la settimana di Sant’Agata, Patrona della città di Catania. Il legame tra la Santa e i catanesi è indissolubile; il culto della giovane cristiana martirizzata è devozione, tradizione e appartenenza civica. Ma c’è di più. Un’antica leggenda avvolta dal mistero lega il culto di Agata ai concittadini. Una promessa, incisa su una tavoletta, che rende la martire Regina indiscussa della città.
I miracoli di Agata
I catanesi sono intimamente legati alla giovane dai capelli dorati e dall’espressione pacifica che li ha protetti molte volte, nel corso dei secoli, da eventi catastrofici. Dal 252 al 1886 Catania è stata miracolata dalla Santa grazie all’esposizione del sacro velo sopra le diverse colate laviche che si dirigevano verso la città. Nel 252, un anno dopo il martirio di Agata, Catania venne colpita da una grave eruzione dell’Etna che iniziò l’1 febbraio. Le bocche di fuoco avevano già distrutto alcuni villaggi della periferia etnea quando il popolo, radunandosi nella cattedrale, espose il velo di Sant’Agata in processione nei pressi della colata. Questa, secondo la tradizione, si arrestò dopo breve tempo. Era il 5 febbraio, la data del martirio della vergine catanese.
La tavoletta dell’Angelo
La santa si spense nel 251 d.C, il suo corpo è stato oggetto di profonda devozione da parte delle prime comunità cristiane che lo cosparsero di aromi e oli profumati. Il corpo di Agata, però, venne smembrato e trafugato in diversi paesi europei, la maggior parte delle reliquie andarono a Costantinopoli (l’attuale Istanbul, Turchia) e fecero ritorno nella penisola solo molto tempo dopo.
Il corpo sarebbe stato inserito all’interno di una cassa di pietra, secondo l’usanza. Si racconta che, proprio alla chiusura del sepolcro, si avvicinò un fanciullo vestito con una tunica bianchissima. Il giovane era accompagnato da altri 100 fanciulli. Quel ragazzino vestito di bianco venne identificato come un vero e proprio angelo.
Il fanciullo, inoltre, depositò sul capo della Santa una tavoletta di marmo con questa iscrizione: “M.S.S.H.D.E.P.L.”. La traduzione della successione di lettere: “Mens santa spontanea, honori Dei et patraie liberationi” (“Mente santa e spontanea, onore a Dio e liberazione della patria”). La tavoletta conosciuta come “elogio dell’angelo” rappresenta il culto agatino ed è una “promessa” di protezione della città. Osservando la Vara, che attraversa le vie cittadine, la tavoletta è nelle mani di Agata che la espone ai suoi fedeli.
La Tavoletta, oggi, si trova a Cremona, nella Chiesa di Sant’Agata. Ma una riproduzione si trova anche nella Cattedrale di Catania accompagnata dall’acronimo “N.O.P.A.Q.V.I.E.” (“Noli offendere Patriam Agathae quia ultrix iniuriarum est”, cioè “Non offendere il paese di Agata, perché è vendicatrice di ogni ingiustizia”).