L’idea di mescolare la tecnologia con il gioco da tavolo è sempre stata accolta con estrema diffidenza dai giocatori ‘puristi’. Lo smartphone, infatti, rappresentava un intruso: un elemento da bandire dal tavolo, foriero di distrazioni, di interruzioni del flusso di gioco e di allontanamento dall’esperienza fisica e tattile della plancia.
Inversione di tendenza
Eppure, negli ultimi anni, assistiamo a una netta inversione di tendenza. Si fa strada, lentamente ma inesorabilmente, la percezione dello schermo del tablet o del cellulare non più come nemico, bensì come alleato: un supporto capace di amplificare immersione, narrazione e fluidità.
È in atto una vera rivoluzione grazie ai giochi ibridi. Titoli che uniscono carta, miniature e componenti fisiche ad app, effetti sonori, intelligenza artificiale e persino realtà aumentata.
Gli editori e gli autori più lungimiranti hanno saputo rispondere alla sfiducia del giocatore con scelte intelligenti, fondendo e incardinando l’app nel ritmo di gioco così da non farla percepire come una minaccia. Così, col tempo, le applicazioni sono diventate leggere, intuitive e pensate per supportare (e non invadere) l’esperienza al tavolo. E quando i giocatori hanno visto cosa il digitale poteva realmente offrire, l’apprensione è svanita.
Ibridazione rappresenta il futuro
L’ibridazione rappresenta, che ci piaccia o no, il futuro. Una risposta ai limiti del gioco tradizionale con miglioramenti all’accessibilità grazie a tutorial guidati, setup automatizzati, intelligenze artificiali che gestiscono i nemici e funzioni dedicate ai giocatori con disabilità. Inoltre, arricchisce la narrazione con musiche, voci, scelte ramificate, messaggi istantanei da personaggi non giocanti e mappe dinamiche che reagiscono alle decisioni del gruppo.
Il risultato è un’esperienza a tratti cinematografica, immersiva e scorrevole. Tra i tanti titoli ad oggi sul mercato, impossibile non citare le riedizioni di Descent: Leggende delle Tenebre o HeroQuest, entrambe accompagnate da app ufficiali che potenziano l’esperienza.
E, ancora, il genere delle escape room da tavolo in cui la tecnologia ha inciso più profondamente: timer, audio, puzzle, codici segreti da decifrare, oggetti virtuali da manipolare. L’app è parte integrante dell’esperienza ludica.
Anche i giochi di ruolo sono coinvolti nell’innovazione
L’innovazione non riguarda solo i boardgames, ma anche il mondo dei giochi di ruolo. La tecnologia diventa alleata del Master nella gestione della sessione ‘cartacea’ o, addirittura, mezzo per annullare le distanze durante il gioco da remoto. Celebre l’esempio di D&D Beyond, pilastro del GdR moderno, che permette di avere schede interattive, calcoli automatici e campagne condivise gestite digitalmente.
Il digitale, però, non sostituisce il Master; lo alleggerisce, lo assiste, lo libera da numeri e tabelle permettendogli di concentrarsi su ciò che conta davvero: raccontare.
Ma la rivoluzione è soltanto all’inizio. Resistenze permangono nel panorama del gioco: per alcuni la tecnologia svilisce la ritualità del tavolo, per altri la arricchisce.
Non sappiamo verso quale lido approderà il mondo ludico, ma, forse, il futuro è un ponte tra le due rive: uno spazio in cui le applicazioni accompagneranno e arricchiranno l’esperienza senza mai sostituire il fattore umano. Poiché, alla fine e per certo, le decisioni, le strategie e le emozioni rimarranno saldamente nelle mani dei giocatori, unici e autentici timonieri del gioco.








