Sulla scia della risoluzione O.N.U. di quest’anno che dichiara un diritto umano poter vivere in un ambiente salubre, a Catania venerdì scorso 16 dicembre nasce un progetto di dichiarazione – manifesto per un habitat più umano.
Esperti internazionali, docenti e ricercatori delle diverse discipline che studiano il miglioramento degli ambienti di vita, coordinati dalla Fondazione habitat umano di Lipari, hanno contribuito ai Lavori della terza edizione del Meeting nazionale Health and Comfort for Human indoor Life (Salute e comfort negli ambienti di vita confinati).
La casa come fabbrica di ossigeno, il domicilio quale primo ambiente per la prevenzione, la cura e l’assistenza della persona fragile, la città risorsa accessibile per tutti.
Ecco in sintesi le tematiche affrontate dagli esperti di enti di alta cultura ed università (INU, CNR, Fondazione Bioarchitettura, Università KORE e Università di Catania, Scuola di Design di Berlino).
D’intesa con l’Assessorato della Salute della Regione Siciliana e con il Patrocino di Istituti, ordini professionali, enti locali ed associazioni del terzo settore, il Meeting transettoriale – interdisciplinare, ha quindi potuto registrare gli importanti progressi fatti in Europa ed in particolare in Germania sui nuovi modelli ambientali di vita per la persona affetta da cronicità e che ha bisogno di assistenza.
In tal senso è stata illuminante per l’uditorio la “Lectio magistralis” di Beate Radzey che, quale esperta del Gruppo Vincent von Paul, il principale Ente tedesco che promuove e progetta ambienti di vita per la disabilità, ha esposto come si possono compensare le limitazioni psicofisiche individuali dei soggetti affetti da demenza, per ridurre al minimo i fattori di stress ambientale.
Il Manifesto quindi per un habitat più umano e per lo Human habitat design parte dall’assunto che, come affermato da Massimo Pica Ciamarra, Direttore della rivista internazionale Le Carrè Bleu di Parigi, siamo tutti fragili, chi prima chi dopo, ed abbiamo tutti bisogno di luoghi di vita salubri ed accessibili. T
ale impegno è il focus della Fondazione che ha quale scopo (art.2 Statuto) la promozione “della salute e della sicurezza in favore dei soggetti svantaggiati nel loro ambiente di vita”.
In Italia sono più del 5% della popolazione le persone colpite da una disabilità, ma a queste si devono aggiungere almeno un’altrettanto numero di individui che di loro si prendono cura, i cosiddetti “caregiver”, soggetti trascurati dalla normativa che hanno bisogno di altrettanta attenzione.
Nell’ottobre di quest’anno, attraverso il Comitato delle persone con disabilità e accogliendone il ricorso, sempre l’O.N.U. ha accertato la violazione degli obblighi internazionali assunti dallo Stato italiano con la ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità del 2006.
Il Comitato ha ricordato che il pieno godimento del diritto a vivere da parte delle persone con disabilità richiede misure appropriate di tipo legislativo, amministrativo, finanziario, giudiziario programmatico e promozionale che siano soddisfatte con l’apporto di risorse mirate (umane, finanziarie, tecnico – progettuali); ha inoltre sottolineato il ruolo essenziale dei cosiddetti “caregiver” familiari nella realizzazione di tale diritto.
La Fondazione habitat umano è quindi impegnata a tradurre questi principi in un decalogo di doveri che il decisore pubblico deve assumere al fine di rendere lo spazio di vita umano salubre, accessibile, godibile ed energeticamente indipendente.
Un nuovo modello di riqualificazione dell’abitazione, intesa come domicilio della famiglia con disabilità, che sia luogo paradigmatico per la sussistenza delle condizioni minime di dignità, anche con l’ausilio di nuove figure specialistiche intermedie tra il medico ed il progettista.
Si tratta di sperimentare soluzioni locali su modelli europei già in atto, per i quali, come hanno affermato congiuntamente il Presidente della Fondazione habitat umano Francesco Ferrara e Wittfrida Mitterer fondatore della Bioarchitettura italiana e docente all’Università di Innsbruck: “il disegno dello spazio umano di vita dovrebbe essere frutto del connubio tra bio-compatiblità ed accessibilità multisensoriale”.
Si tratta di elaborare vere e proprie “terapie del costruito” dice ancora Pica Ciamarra, come agopunture per il risanamento edilizio del domicilio ed il comfort psicofisico dei più fragili.