“Ion” in scena dal 30 marzo al primo aprile alle 21.15, per la 55esima stagione internazionale del Teatro Libero di Palermo. Scritto e diretto da Dino Lopardo, Ion nasce da un’idea di Andrea Tosi ed è interpretato da Alfredo Tortorelli, Lorenzo Garufo e Iole Franco. Sarà presentato da Gommalacca Teatro, Dino Lopardo e Collettivo Itaca.
Lo spettacolo è stato vincitore come miglior progetto al “festival inDivenire 2019” e finalista al premio di drammaturgia Carlo Annoni 2021.
È ispirato a una vicenda realmente accaduta e muove dai concetti del diverso, del disadattamento e del pregiudizio sociale, sollecitato da una ricerca di Andrea Tosi partita dalla “diversità mentale” negli istituti manicomiali.
Pochi colori in scena e pochi oggetti per raccontare lo spaccato di vita di due fratelli, Giovanni e Paolo, divisi e segnati da un passato che li ha condizionati profondamente.
Le loro giornate grigie trascorrono tra litigi e sorrisi, che inevitabilmente li fanno ritornare in maniera ossessiva al loro passato, ai loro sfocati ricordi di bambini, alla presenza soffocante di un padre e alla colpa grave di uno dei due. Tale colpa, forse, è origine e causa di una famiglia in disfacimento e ciò ne determinerà inevitabilmente il loro destino.
Trama:
Che cosa successe a Giovanni la sera prima del litigio furioso che ebbe con suo fratello Paolo? Di cosa parlò con lui? Che rapporto c’era tra i due?
Il fratello Paolo è stato fin da bambino molto legato al padre, al contrario di Giovanni che invece ha sempre avuto un rapporto privilegiato con la madre.
Una madre che i due fratelli hanno conosciuto in maniera differente: Giovanni la ricorda come madre affettuosa, mentre Paolo come la pazza del paese.
Lei che, dopo il secondo parto, cade in una forte depressione.
Paolo fin da bambino ascolta il padre parlare della madre come un peso, come una palla al piede e di Giovanni come il figlio mai voluto. Giovanni vive sulla sua pelle il non essere accettato come figlio e considerato dal padre stesso come diverso.
Un padre “Padrone”, anaffettivo, chiuso nelle sue convinzioni che non accetterà mai la condizione di suo figlio neanche davanti alla morte.