Indagati i vertici del colosso E-Distribuzione (già Enel Distribuzione) a livello nazionale e provinciale per la morte bianca di Nicolò Caruso, l’operaio specializzato dell’azienda Sirti, di sessant’anni, di Militello (Ct), rimasto folgorato nella serata di giovedì 11 agosto mentre eseguiva un intervento di riparazione su una linea di media tensione a Caltagirone.
Domani giovedì 18 agosto, sarà effettuato l’esame autoptico. Procederà un medico legale, Giuseppe Ragazzi, alle 11, nella sala mortuaria del cimitero di Caltagirone e parteciperà anche un ingegnere “elettrico”Francesco Lo Faro, nominato ad hoc per fare piena luce sul tragico incidente e sulle responsabilità.
Alle operazioni peritali parteciperà anche il dott. Antonino Trunfio quale medico legale di parte messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui i congiunti dell’operaio, tramite il consulente legale Giuseppe Nocita, si sono affidati per essere assistiti, unitamente, per la parte panale, all’avv. Valentina Consolazione Campisano del Foro di Catania.
Una volta ultimato l’accertamento tecnico l’autorità giudiziaria rilascerà il nulla osta alla sepoltura e i congiunti di Caruso potranno fissare la data dei funerali che si annunciano partecipatissimi.
La Procura di Caltagirone, per il tramite del Pubblico Ministero dott.ssa Natalia Carrozzo, sta affrontando con il massimo scrupolo l’ennesimo infortunio sul lavoro.
Il Sostituto Procuratore titolare del procedimento penale aperto dopo l’incidente ha iscritto nel registro degli indagati Francesca Romana Napolitano, 50 anni, e Vincenzo Ranieri, 47, domiciliati per la carica a Roma, in qualità, rispettivamente, di Presidente del Consiglio di Amministrazione e di Amministratore Delegato di E-Distribuzione s.p.a..
E poi ancora Andrea Moglia, 57 anni, responsabile dell’Unità Territoriale di Catania della stessa società.
Il magistrato ha inoltre inviato l’informazione di garanzia ad altre tre persone, per un totale quindi di sei indagati: si tratta di S. S., 55 anni, S. M., 59, e V. A., 58, tutti e tre di Caltagirone, gli ultimi due in particolare residenti in contrada Magazzinazzo dove si trovava il traliccio “maledetto” da cui Caruso è rimasto fulminato.
Per tutti l’ipotesi di reato formulata è omicidio colposo.
Caruso, dipendente da oltre quattro anni della Sirti Energia Spa, ma con alle spalle almeno trent’anni di esperienza maturata nel riparare e manutentare linee elettriche, dunque un operaio altamente specializzato e particolarmente esperto, giovedì sera, dopo il suo turno di lavoro, come al suo solito aveva risposto presente all’azienda che gli aveva chiesto, nell’ambito del servizio di reperibilità, di intervenire su un palo della corrente di media tensione che, a causa del maltempo, stava determinando un disservizio a una fascia di utenti calatini.
Il tecnico ha osservato tutte le procedure, era regolarmente fornito di tutti i dispositivi di protezione individuale richiesti per le operazioni di manutenzione straordinaria indossando puntualmente gli indumenti professionali, le scarpe e i guanti prescritti.
Ad essergli fatale, però, è stata una circostanza (decisiva) che Caruso non poteva aver messo in conto, e cioè che sul traliccio passasse corrente: l’operaio non sarebbe mai e pi mai intervenuto sapendo che la linea era in esercizio, ad è ovviamente questa la principale risposta che dovrà fornire l’inchiesta della Procura, perché l’elettrodotto fosse alimentato.
Il resto purtroppo è noto: l’operaio ha ricevuto una potente scarica elettrica ed è deceduto sotto gli occhi di un collega, che ha subito dato l’allarme richiamando sul posto pattuglie dei carabinieri e della polizia, vigili del fuoco e soprattutto soccorritori, i quali però non hanno potuto fare altro che constatare la morte dell’operaio, la cui salma è stata quindi ricomposta nell’obitorio di Caltagirone.
L’ennesima croce sul lavoro aveva immediatamente destato una presa di posizione forte e unitaria da parte dei sindacati di categoria, che hanno parlato di “morte assurda che poteva e doveva essere evitata” e che a loro volta, così come la famiglia e Studio3A, si aspettano risposte dalla magistratura.