Locus amoenus per eccellenza, lembo di terra in mezzo al mare dove i confini non segnano soltanto la distanza bensì abbracciano un universo a sè dove la magia trova espressione. La Sicilia, terra dall’animo duro, accoglie creature fantastiche e diventa sfondo di oscure leggende in “Gotico Siciliano. Storie di streghe, demoni e fantasmi” l’antologia di racconti di genere horror curata da Giuseppe Maresca e Luca Raimondi, illustrata da Giulio Pappalardo ed edita da Algra Editore.
Il Folklore popolare che ricerca il soprannaturale: ecco il volto della Sicilia oscura
Il lato oscuro dell’assolata Sicilia non lo conoscono in molti. Eppure sono tanti i pilastri della letteratura italiana che hanno visto all’aldilà del mosaico di colori e di esuberanza, raccontando una terra popolata da streghe e demoni.
« Il lavoro che svolgo da anni insieme a Luca Raimondi è quello di trasportare miti, leggende ed iconografie horror, un genere in cui l’Italia latita – ci spiega Giuseppe Maresca – Lo abbiamo fatto già in quattro volumi, tra cui l’ultimo sui vampiri italiano. Ad un certo punto ci siamo detti: in Sicilia c’è una cospicua produzione anche di grandi autori come Verga, Capuana, Vincenzo Linares ma è rimasta sempre lontana dalla luci delle ribalta, nascosta».
«Il nostro obiettivo è riportare in Sicilia la tradizione della letteratura fantastica: abbiamo così selezionato autori che hanno abbracciato il genere ma che al contempo fossero penne conosciute la cui sensibilità si potesse sposare con un’antologia di questo tipo. Il successo della prima, ci ha spinto a replicare e d’altronde sulla Sicilia c’è molto da dire».
Gotico siciliano: un genere pronto a vivere nuova linfa
Un patrimonio letterario immenso, spesso rinnegato e sottratto alla comunità siciliana che mette radice nella ricerca continua di concretezza. Immedesimarsi all’interno di un racconto toglie alla narrativa e consegna al proprio subconscio un appiglio per le incertezze.
«I film horror americani sono diventati un classico – sottolinea Maresca – sono rientrati senza difficoltà nella cultura pop. I cataloghi di streaming li ripropongono continuamente. In Italia, invece, dimentichiamo la copiosa produzione di pellicole horror degli anni ’70 e ’80 i cui esponenti sono stati maestri come Dario Argento, Mario Bava e Lucio Fulci. L’italiano medio ama sentirsi rassicurato, non ha voglia di immergersi in situazione a lui nuove, fuori dalla “confort zone” e dunque preferisce il realismo. In Italia c’è sempre stata una cultura troppo classicista. Il filone del Romanticismo, pronto ad attingere dal proprio patrimonio folkloristico scoprendo l’irrazionale, è stato sempre considerato “letteratura di serie B” che Leopardi considerava “igenio di scimmia” poichè legato a tutto ciò che era “popolare” e dunque destinato ai ceti più bassi».
Poi la rivalutazione: adesso è la cultura razionalistica che ricerca il bello.
Dal prete “zombie” di Verga alle streghe di Pirandello
Le sirene di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il prete “zombie” di Giovanni Verga e le streghe di Pirandello: la Sicilia arcana vanta altissimi maestri per macabre storie.
«Giuseppe Tomasi di Lampedusa è conosciuto perlopiù per il Gattopardo – afferma il curatore di “Gotico Siciliano”- dimenticando che fu anche l’autore di “Lighea” l’omonima sirena protagonista del racconto che vive un amore crudele e struggente con un giovane studente perchè si sa, in Sicilia le storie d’amore non finiscono mai bene. O “La festa dei morti” di Verga un racconto bellissimo che vede il massimo esponente del realismo italiano abbandonare il razionalismo per raccontare la storia di un prete che nella notte del 31 ottobre esce dal proprio sepolcro per celebrare la messa agli annegati in mare. E ancora “Il figlio cambiato” di Luigi Pirandello, il quale ripesca le favole contadine che ascoltava da bambino, e racconta di streghe che volano nella notte pronte a cambiare i neonati sani con quelli malati».
«Insomma siamo eredi di un bellissimo e vasto patrimonio che purtroppo non è curato nè proposto al pubblico dalle Autorità come dovrebbe. Siamo chiusi dentro lo stereotipo di una Sicilia che è soltanto mafia, usata per raccontare fenomeni meridionalisti. Eppure ci troviamo dinanzi allo specchio perfetto dell’Isola: l’esempio più calzante lo troviamo nella “Ballata dei Beati Paoli” tanto crudele e priva di pietas come spesso lo sono i siciliani, induriti da una terra bella ma spietata», conclude Giuseppe Maresca.
La forza dell’immagine in un racconto horror
L’immaginazione è uno dei rifugi dell’essere umano: un luogo sicuro, dove tutto è possibile, dove le nostre paure irrazionali e non possono essere tenute a debita distanza. Eppure ogni tanto a supporto dell’immaginazione viene in aiuto un immagine, soprattutto in un genere come quello horror che vive un continuo contrasto tra l’estetica e il gusto per l’orrido.
«Man mano che leggevo i racconti costruivo delle immagini. Essendo racconti molto brevi, purtroppo c’era il rischio che si potesse spoilerare il finale del racconto quindi cercavo un giusto compromesso tra le due parti. Alcune sono più metaforiche, applicabili sia all’inizio che alla fine del racconto», racconta il disegnatore Giulio Pappalardo.
«Il racconto che mi ha più colpito e più stimolato è stato “Di lava e di cenere” di Anita Pulvirenti: qui mi sono lasciato andare, applicando della tempera bianca malgrado io solitamente vada direttamente con l’inchiostro nero. Con Giuseppe Maresca ci piaceva incentrare la raccolta anche sulle illustrazioni soprattutto in stile fumetto proprio perchè il genere horror si base sulle immagini visive di mostri, streghe, situazioni paranormali».