Sembra dura a morire la situazione al Tribunale di Catania. Da tempo infatti gli avvocati denunciano i sopraffollamenti e le carenze strutturali, che sono costretti a vivere ogni giorno. Disagi che, alla luce della situazione epidemiologica in atto, risultano pericolosi per l’incoluminità di ogni lavoratore del Tribunale.
Scatta così l’astensione dalle udienze da parte dei Vice Procuratori Onorari, in servizio presso la Procura della Repubblica.
«Precisiamo che -si legge in un comunicato ufficiale a firma della rappresentante della categoria Angela Anello– l’iniziativa in questione segue analoghe azioni di protesta già attuate nelle settimane precedenti da colleghi di tutto il territorio nazionale -comprensivi di “sciopero della fame”- e che hanno avuto ampia diffusione sui media nazionali. Proteste finalizzate a sollecitare il Governo ad assumere provvedimenti urgenti per il riordino della disciplina che riguarda la categoria e, in particolare, per la concessione dei diritti minimi di equa retribuzione, previdenza, assistenza, ferie, maternità e malattia, connessi all’esercizio di ogni attività lavorativa, così come disposto dalla Corte di Giustizia Europea e da recenti sentenze di tribunali italiani.
«Resi ancora più indifferibili nell’attuale situazione di emergenza epidemiologica ed ancora più urgenti dall’imminenza dell’entrata in vigore della cd. “Legge Orlando” che vorrebbe limitare l’apporto dei pubblici ministeri onorari a soli due giorni lavorativi a settimana, con l’inevitabile amplificazione delle criticità che già connotano l’amministrazione della giustizia».
I Vice procuratori onorari denunciano la mancanza di copertura assicurativa, previdenziale, per malattia e infortunio. Ma anche come il Ministero della Giustizia non abbia fornito, a fronte dell’attuale situazione epidemiologica alcun valido sistema di protezione individuale contro i rischi di contagio da COVID 19 “tant’è che già alcuni magistrati onorari hanno contratto il virus e sono rimasti privi di qualsiasi tutela durante il periodo di malattia”.
Non resta illesa neanche la situazione logistica delle aule di udienza del Tribunale di Catania, soprattutto quelle
del complesso di via Crispi che “non pone i sottoscritti in condizioni di sicurezza e non consente una efficace tutela della propria salute nella congiuntura in atto di emergenza sanitaria per le ridotte dimensioni delle stesse, per la prossimità con il pubblico, per l’inevitabile contatto ravvicinato con imputati, testi e avvocati interessati alla celebrazione dei rispettivi processi, per l’assenza di barriere in plexigas e di idonee aperture per l’areazione e, in generale, per lo stato complessivo delle strutture che accentua la contiguità con soggetti terzi, così determinando la formazione di fatto di assembramenti che amplificano il pericolo di contagio”
Il comunicato insiste “che la maggior parte dei sottoscritti e degli altri magistrati onorari esercitano le funzioni a
tempo pieno da oltre quindici anni, sono destinatari di direttive e sono assoggettabili a procedimento disciplinare dal datore di lavoro nonostante la funzione svolta sia qualificata come “onoraria”.
Una funzione, inoltre, incompatibile con altre attività lavorative.
«Violando così -si legge- qualsiasi diritto giuslavoristico e tutti i dettami costituzionali e comunitari posti a garanzia del lavoro e della salute applicabili a qualsiasi tipo di attività lavorativa, non consentono la prosecuzione dello svolgimento delle funzioni, limitatamente a quelle che prevedono la presenza in udienza, considerata
peraltro l’attuale situazione di emergenza sanitaria e l’assenza di concrete prospettive di miglioramento in una con il silenzio assordante del Ministero».
«Comunichiamo la nostra indisponibilità ad accettare le deleghe per la partecipazione alle udienze in relazione al periodo compreso tra 11 gennaio e il 31 gennaio 2021 per i gravi rischi connessi alla situazione epidemiologica in corso e considerato che il DPCM n. 125 del 7 ottobre 2020 ha prorogato lo stato di emergenza sanitaria sino al 31 gennaio 2021, riservandosi ulteriori valutazioni all’esito del predetto periodo di inattività.
«Resta fermo l’impegno dei sottoscritti a proseguire tutte le altre attività d’ufficio a cui sono, rispettivamente, delegati (attività di indagine in collaborazione con i propri Sostituti di riferimento, ADR, Ufficio Esecuzioni, Sezione civile, Ufficio indagini mod. 21 bis, etc.), posto che le stesse, non presupponendo il contatto con il pubblico, non presentano le stesse criticità e pericoli di contagio della frequenza delle Aule di udienza».
E.G.