“I Diavoli della Settima Santa”: in Sicilia non solamente nel Carnevale, ma anche nella Pasqua si fa uso delle maschere a scopo rituale.
In diverse parti dell’isola le persone si travestono da“antagonisti” della Passione di Cristo che all’apparenza cercano di ostacolare la sua missione, in altre parole: i diavoli.
Alcuni indossano rosse corazze o bianche con dipinti misteriosi simboli, altri invece maschere rosse con naso giallo, baffoni e una lingua nera.
Tra le tradizioni più antiche ci sono “I Diavoli della Settimana Santa” e in particolar modo portiamo tre esempi: ” la Diavolata” di Adrano in provincia di Catania, I Giudei di San Fratello e I Centurioni di Pozzo di Gotto (Comune di Barcellona Pozzo di Gotto) nel messinese.
la Diavolata di Adrano:
I riti della settimana Santa ad Adrano vantano una tradizione lunga più di 250 anni. Manifestazione di carattere religioso, chiamata in gergo “I Diavulazzi i Pasqua”, è il momento più atteso e si svolge la domenica di Pasqua. Il dramma viene rappresentato intorno all’ora di pranzo e, da alcuni anni, anche la sera. La rappresentazione serale è molto suggestiva grazie anche agli effetti dell’illuminazione artistica.
Le celebrazioni iniziano la domenica delle Palme quando si rappresenta la Via Crucis, a cura dell’Associazione del Rosario. I riti proseguono il Giovedì Santo con la processione del Cristo alla Colonna e il Venerdì Santo con la processione della Madonna Addolorata (al mattino) e quella del Cristo Morto (la sera). La notte tra il sabato Santo e la domenica di Pasqua, nella Chiesa Madre, si svolge la Resurrezione.
Il dramma sacro:
Il dramma, opera del poeta e religioso adranita Anselmo Laudani, fu composto nella seconda metà del 1700 nella lingua dialettale locale. I personaggi principali sono i diavoli (Lucifero, capo dei ribelli, Belzebù Signore delle Mosche, Astarot, con le sue 40 legioni), la Morte, eterna nemica dell’uomo, l’Umanità, simbolo della speranza, e l’Arcangelo Michele, avversario del demonio. Simboleggia, in forma allegorica, l’eterna lotta tra il bene e il male e termina, come è ovvio, con la vittoria del bene.
Prima della rappresentazione vengono portati in giro per la città i tre protagonisti del dramma: il Salvatore, con un mantello rosso, la Madonna, vestita di rosa, e l’Angelo, abbigliato con un abito ricoperto di nastri di seta e coccarde multicolori. Finita la sacra rappresentazione, davanti la chiesa di Maria SS. Ausiliatrice detta Santa Chiara, avviene l’incontro tra Maria e Gesù, la cosiddetta “Pace”. (Comune di Adrano)
La rappresentazione viene messa in scena da attori locali che tramandano di padre in figlio i modi, i gesti, e i versi di questa storica manifestazione. I diavoli cercano di convincere l’Umanità a restare dannata poiché il cadavere di Gesù Cristo, che è risorto, non è più nel sepolcro, ma interviene l’Arcangelo Michele, sconfiggendo definitivamente Lucifero. Segue L’Angelicata, rappresentazione che costituiva la seconda parte del dramma di Don Laudani ma che viene messo in scena solo dal 1980. Di questa seconda parte non risulta storicamente chiara la destinazione e le modalità di rappresentazione. Il dramma narra l’incontro tra Maria e il figlio Risorto, il quale la proclama Regina del Cielo.
Le maschere e i loro comportamenti:
I nomi di Giudei e Centurioni non devono fuorviare: apparentemente rimandano a figure puramente umane, e probabilmente si formarono in seno alle rappresentazioni medievali della Passione, ma nascondono sicuramente l’identità di demoni naturali appartenenti a ritualità più arcaiche, che sotto il Cristianesimo non avevano più posto; pur chiamandoli “diavoli” non vanno confusi con le entità malefiche cristiane, sono piuttosto spiriti della natura, legati al passaggio di stagione.
I Giudei:
Gli indumenti dei Giudei assomigliano a uniformi militari ottocentesche rosse con pettorine e maniche gialle, ed elmetti con cimieri o pennacchi; i loro volti sono maschere rosse con naso giallo, baffoni e lingua nera estroflessa in un perenne sberleffo.
I ricami floreali e vegetali nelle “divise” rimandano alla celebrazione della primavera appena sbocciata e alla natura rinnovata nella Pasqua, mentre sulla schiena si trovano ricamate scene religiose e animali come cavalli.
Alcuni elementi ricordano la loro natura demoniaca ferina: lunghe e folte code di cavallo penzolano dalle loro schiene, la pelle e la veste ambedue rosse sembrano un tutt’uno; curiosamente, borchie sono conficcate sulla lingua coriacea disegnando una croce.
Tutti i Giudei impugnano una trombetta dal suono stridulo e alto, che già di suo riesce sprezzante e dissacrante: essi le suonano in giro per la città, ma soprattutto disposti lungo il percorso nella processione delle Varette di Venerdì Santo o nei balconi, intonano una beffarda melodia anche al passaggio del Cristo Crocifisso, rappresentato appena spirato, “disturbando” la manifestazione funebre e “iniettandola” d’allegria.
Possono essere visti sfilare in processione e condurre le varette in rispettoso silenzio. Non apparirebbe strano se, dal punto di vista orfico, stessero festeggiando che l’Uomo è morto nella carne, liberandosi del peccato originale e ritornando allo stato divino di Anima.
I Centurioni di Pozzo di Gotto:
Anch’essi si chiamano Giudei, ma si può utilizzare il loro secondo nome, ispirato dall’erronea designazione dei soldati romani, per distinguerli dagli altri più famosi.
Sopra bianche camicie dalle maniche aperte in ampie sfrange multicolori e pantaloni rossi, indossano rosse corazze o bianche con dipinti su ciascuna variegati e misteriosi simboli, svettano sulle loro teste copricapi fatti d’enormi e altissimi piumaggi di code di pavone (che sembrano aztechi!).
L’unico ad avere un aspetto che più rassomiglia un equipaggiamento storico è il loro Comandante, unico a non portare piume di pavone ma un nero pennacchio sull’elmo e ampia gorgiera bianca, la cui armatura, sulla tunica gialla e avvolta d’ampio mantello rosso, sembra di foggia ellenistica.
Un dettaglio curioso: il pavone è animale sacro a Era, nemica di Dioniso fino alla sua ascensione all’Olimpo, ma è anche simbolo d’immortalità, e gli occhi che le sue piume sembrano ritrarre sono simboli sacri e protettivi fin dall’antico Egitto.
I Centurioni sono incaricati della scorta e del trasporto della varetta denominata “Urna del Cristo Morto”, incedendo spavaldi e orgogliosi, con solennità ed equilibrio; essi brandiscono nere alabarde dalle teste rosse, che ritmicamente battono sul terreno, facendo ritornare l’eco della danza armata dei mitici Cureti.
Si può effettivamente rintracciare l’origine di queste figure di persecutori in qualche rappresentazione medievale, in cui qualcuno, impersonando il Cristo, subiva le violenze di questi che dunque erano i “giudei” evangelici della Passione mischiati ai soldati romani, ma anche qui si può ben notare la reminiscenza di arcaici riti sacrificali primaverili, che appunto ricorrevano nel Bacchismo come nel Cristianesimo.
Il colore rosso, che si associa al sangue sparso ma anche alla primavera, e al dio Bacco, è comune a Giudei e Centurioni. La funzione è sempre maschile.