Ogni scatola da gioco è un piccolo universo che prende vita tra le mani di chi lo apre. E creatori di queste galassie sono i game designer che, con un lavoro immenso fatto di test e notti insonni, plasmano le idee e le trasformano in esperienze da vivere intorno a un tavolo.
Eppure, il loro ruolo non è sempre stato riconosciuto. Per lungo tempo i nomi degli autori non comparivano nemmeno sulle edizioni pubblicate.
Un primo e decisivo cambio di passo si ebbe il 2 febbraio 1988 quando tredici game designer (tra cui Alex Randolph, uno dei padri del game design internazionale moderno) firmarono un documento di protesta su un semplice sottobicchiere di birra: la Coaster Proclamation. I firmatari si impegnarono a non cedere più opere a editori che non avessero garantito il nome dell’autore sulla copertina. Nel 2013 la mobilitazione fu rilanciata con la Beer Coaster Proclamation, firmata da una cinquantina di designer internazionali, contenente l’impegno a non consegnare i loro giochi agli editori finché questi ultimi non avessero riconosciuto la loro centralità creativa all’interno dei contratti.
Grazie a queste azioni, per la prima volta, i creatori di giochi ottennero un riconoscimento simile a quello di scrittori o registi. Si aprì così la strada a una nuova consapevolezza della loro figura autoriale. Oggi il ruolo chiave del progettista ludico è universalmente riconosciuto.
Anche l’Italia si impone come eccellenza
Inventare un gioco non significa solo scrivere regole; vuol dire immaginare, creare interazioni, eliminare bug e, soprattutto, dare forma a emozioni. Tutto parte da una scintilla d’ingegno, che diventa progetto e prototipo, passa per le sessioni di test e arriva, nei casi migliori, alla pubblicazione. Molte idee si fermano lungo la strada, poche diventano titoli capaci di conquistare il pubblico. L’autore di giochi è un artigiano che, come un moderno Efesto, dà forma alle nostre passioni trasformando idee in esperienze.
Figure come Walter Obert, Luca Borsa, Emiliano Sciarra, Martino Chiacchiera e tanti altri hanno firmato opere capaci di conquistare pubblico e critica, con edizioni vendute in tutto il mondo.
Nel territorio etneo spiccano Massimo Borzì e Rosaria Battiato, due grandi autori – un tempo emergenti, oggi affermati – che hanno arricchito il settore. Tra i loro giochi si distinguono “Bonsai” (edito da dVGames, premiato da un grande successo internazionale) e il nuovo titolo in uscita a breve “Koi”, che trasporterà i giocatori nella costruzione di un armonioso laghetto giapponese.
Le eccellenze siciliane
Tra i siciliani, poi, Stefano Di Maria e Rosa Linda Romano nonché i palermitani Roberta Marchetta e Giovanni Spadaro.
Catania è inoltre fucina di progetti grazie a Etna Comics, Festival del Fumetto, del Gioco e della Cultura pop e alla sua “Area Inediti Massimiliano Cuccia”, nata nel 2015 per volontà di Massimiliano Cuccia: indimenticato punto di riferimento del movimento ludico siciliano. In questo spazio i designer presentano i prototipi, si confrontano e danno vita a una comunità creativa che mantiene viva la sua memoria. È qui che la creazione diventa condivisione.
Sotto la superficie di ogni prodotto finito c’è, dunque, un impegno maestoso e spesso invisibile. La prossima volta che lancerete un dado o sposterete una pedina, pensate a ciò che si cela dietro quel gesto: mesi di prove, revisioni e immaginazione per regalarci partite sempre nuove.
Salvatore Mellia