Nella bufera l’ordinanza firmata dal presidente della Regione Siciliana il 7 luglio scorso che prevede che chiunque rifiuti il vaccino sia ricollocato in un’altra mansione che non preveda il contatto con il pubblico.
Il Garante della privacy aveva subito bloccato il “censimento” per i dipendenti pubblici e privati non vaccinati: «L’ordinanza di un presidente regionale o provinciale – aveva sottolineato Pasquale Stanzione- non rappresenta valida base giuridica per introdurre limitazioni a diritti e libertà individuali che implichino il trattamento di dati personali, che ricade nelle materie assoggettate a riserva di legge statale».
E ancora:« Il datore di lavoro non può chiedere ai propri dipendenti di fornire informazioni sul proprio stato vaccinale».
La replica di Musumeci: “Preoccupazioni infondate”
Non è tardata ad arrivare la replica del governatore Musumeci.
«Mentre sulle colonne del Corsera un autorevole giuslavorista come il professor Ichino rivendica l’esistenza di norme nazionali che possono determinare perfino il licenziamento dei lavoratori, misura francamente sproporzionata, il Garante per la protezione dei dati personali si preoccupa di possibili, quanto inesistenti, lesioni alla privacy derivanti dall’invito alla vaccinazione dei datori di lavoro ai loro dipendenti. Si tratta di un atto giuridicamente non condivisibile, da parte di chi evidentemente non si rende conto di cosa sia una pandemia e come meriti protezione una Regione che non può permettersi nuove chiusure, senza mettere definitivamente a rischio l’economia e, quindi, il lavoro di migliaia di persone e la salute pubblica», dice il Presidente Musumeci.
«Lo stesso professor Ichino – aggiunge – evidenzia come non serva una norma nazionale per agire sui lavoratori, perché esiste già l’articolo 2087 del Codice civile che, in combinato disposto con gli articoli 15 e 20 del decreto legislativo 81/2008 (Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro), affida proprio ai datori di lavoro il compito di «adottare tutte le misure consigliate dalla scienza, dalla tecnica e dall’esperienza idonee a ridurre al minimo, se non azzerare, ogni rischio per la sicurezza e il benessere fisico e psichico del lavoratore».
«Peraltro, proprio nei giorni in cui da Roma vengono chieste informazioni ben più penetranti sul mondo della scuola e in procinto di emanazione del nuovo decreto annunciato dal Governo nazionale – conclude Musumeci – le preoccupazioni avanzate sono infondate e del tutto apodittiche».
E.G.