Fare del male ad un’altra persona, fino a privarla della vita, sembra quasi essere qualcosa di “normale” in questa ordinaria follia intrisa di senso di impunità, dove il rispetto per la vita neanche esiste.
Ma invece non è così! E a lanciare un appello forte invitando alla riflessione e soprattutto al potenziamento dei servizi sociali comunali, è l’Ugl di Catania, che continua ad invocare una maggiore attenzione rispetto a quella che ormai è una conclamata emergenza.
«Ancora una donna uccisa nella nostra città, il secondo femminicidio nella nostra provincia – spiegano il segretario territoriale Giovanni Musumeci e la sua vice, nonché responsabile dell’Ufficio pari opportunità, Giusy Fiumanò – in poco più di 15 giorni. Il quinto in appena un anno, da Acitrezza a Catania, passando per Misterbianco, Bronte e Giarre. E’ una lunga scia di sangue che non accenna ad arrestarsi, che aggrava un bilancio già purtroppo caratterizzato da sempre più liti, aggressioni, denunce, allontanamenti. Ai mariti, fidanzati, compagni, che ammazzano le donne che dicono di “amare”, adesso si è aggiunto anche il caso di un figlio minorenne che uccide la madre».
Morte “a portata di mano”
«Colpire a morte chi ha dato la vita, invece che darle amore – aggiungono -. Il tutto come se uccidere fosse l’atto più semplice ed immediato da realizzare ormai per risolvere ogni questione Stiamo Continuando a piangere vittime di una cultura, come quella che possiamo definire della morte “a portata di mano”, che sta dilagando con grande rapidità. Figli che ammazzano le madri, madri che sopprimono i loro figli (come accaduto alla piccola Elena Del Pozzo), con una lucidità estrema secondo quanto trapelato dalle indagini. Non è più solo una criticità di ordine legislativo, ma anche a Catania quella dell’uccidere sta diventando una pesante problematica di ordine sociale».
«Ci appelliamo alle istituzioni civili e religiose, alle forze dell’ordine, ai corpi sociali ed alle associazioni, ai tanti cittadini sensibili a questa tematica. Occorre far quadrato e operare tutti insieme per cercare di invertire questa drammatica tendenza, individuando le azioni possibili a livello normativo e, soprattutto, culturale partendo dai giovani. Iniziando dalle agenzie educative, come la scuola e gli oratori o centri di incontro tramite le parrocchie, che vanno incentivate. Si devono assolutamente potenziare i servizi sociali comunali che non possono più essere ridotti così all’osso».
Movimento di personalità
«C’è un indispensabile bisogno di attivare un movimento di personalità – concludono – e persone ad ogni livello, perché possiamo più perdere altro tempo prezioso davanti ad un pericoloso diffondersi di questo fenomeno capace di lasciare sul terreno innocenti vittime. A Debora e Valentina, ultime due di questa dolorosa serie, ed alle loro famiglie dedichiamo il pensiero e la nostra preghiera rinnovando l’impegno sempre più forte contro ogni forma di violenza».