Verrà scelto domani durante la riunione nazionale a Roma, il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione siciliana.
Al termine del vertice di ieri a Palermo, il leader siciliano di Forza Italia Gianfranco Miccichè, che fino a oggi aveva opposto un secco no alla ricandidatura di Nello Musumeci ha detto: «Abbiamo fatto un accordo che secondo me è molto positivo Non esistono veti per nessuno, nemmeno per Musumeci».
La Lega ha fatto sapere che la sua proposta è il segretario regionale Nino Minardo o in alternativa il vicecapogruppo alla Camera Alessandro Pagano.
Fratelli d’Italia non si è mossa dall’indicare Musumeci con Ignazio la Russa.
Salvo Pogliese, in rappresentanza del partito di Meloni, ha confermato: «Il nostro unico candidato alla presidenza della Regione siciliana è Nello Musumeci».
La posizione di Raffaele Lombardo, leader dell’Mpa non pone, anche lui, nessuno veto, o il segretario della Lega Antonino Minardo o il tecnico Massimo Russo o Nello Musumeci.
Quanto al M5S, sulla scelta di appoggiare Caterina Chinnici, vincitrice delle primarie, o andare da soli, nessuna indicazione da Giuseppe Conte.
«Noi siamo coerenti, il Pd ci dica quello che vuole fare, a Roma e in Sicilia. Conte ascolterà la base e insieme decideremo, anche se l’ultima parola sarà del nostro presidente», dice Barbara Floridia, candidata sconfitta alle primarie, prima dell’incontro.
Intanto la Sicilia si prepara all’election day del 25 settembre quando si voterà per le politiche e per le regionali.
Le urne saranno aperte nell’unica giornata di domenica, dalle 7 alle 23. La ripartizione dei 70 seggi dell’Assemblea nell’ambito dei collegi elettorali, è elaborata sulla base della popolazione residente nell’Isola (5.002.904 abitanti), secondo l’ultimo censimento disponibile.
I 62 seggi sono così distribuiti nei collegi provinciali: 6 ad Agrigento, 3 a Caltanissetta, 13 a Catania, 2 ad Enna, 8 a Messina, 16 a Palermo, 4 a Ragusa, 5 a Siracusa, 5 a Trapani. Degli otto seggi residui, sette andranno alla lista regionale del candidato presidente vincente (il cosiddetto «listino”) e uno al candidato presidente secondo classificato.