Nella legge di bilancio 2023 del governo Meloni è compreso un fondo da 75 milioni per la digitalizzazione dell’agricoltura e il rifinanziamento dei contratti di sviluppo in ambito digitale.
Non sono previsti aiuti a favore della transizione ecologica delle imprese, né rinnovi per quanto riguarda il piano Transazione 4.0 e l’incentivo per la Formazione 4.0. Nel nuovo testo, inoltre, non saranno ritoccate le aliquote per gli investimenti in beni, che essi siano materiali o immateriali, facenti parte della categoria 4.0. Nel 2023, infatti, queste verranno dimezzate in ogni fascia di cifra di investimento.
Trattandosi di temi di grande importanza nel contesto attuale (nazionale e internazionale), vediamo quali sono le soluzioni più indicate per supportare il fenomeno della digitalizzazione e quello della transizione ecologica.
Digitale e transizione ecologica: i dati dell’Italia
Tutto ciò che riguarda il digitale e la transizione ecologica sarà un fattore portante delle future imprese e delle professioni che i giovani svolgeranno nei prossimi anni. Per questo motivo diventa opportuno approfondire e comprendere appieno la situazione attuale dell’Italia, nello specifico, per capire quali sono gli aspetti per i quali c’è ancora molta strada da fare.
Il livello di digitalizzazione attuale, per esempio, non è sufficientemente alto: basti pensare che il 42% della popolazione di età compresa tra i 16 e i 74 anni non possiede neanche delle competenze digitali di base. Oltre 2 italiani su 5, quindi, non sono in grado di sfruttare le tecnologie dell’informazione per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione con dimestichezza e spirito critico.
Per quanto riguarda la transizione ecologica, l’Italia non ha ancora sviluppato un piano energetico nazionale strutturato per il contrasto e l’adattamento al cambiamento climatico.
Inoltre, i dati raccolti dall’Istat per gran parte del 2022 non sono incoraggianti: a causa della siccità dei primi otto mesi di quest’anno, le energie rinnovabili hanno registrato -11 TWh rispetto al 2021. La strada da percorrere, dunque, è ancora piuttosto lunga.
Supporto alla digitalizzazione: la formazione prima di tutto
Come visto in precedenza, la situazione del digitale nel nostro Paese appare in netto ritardo rispetto alla media europea. Le previsioni per l’immediato futuro, inoltre, non sono molto migliori: tra i ragazzi di età compresa tra i 20 e i 29 anni, infatti, solo 16 su 1000 sono in possesso di una laurea conseguita in facoltà scientifiche o informatiche.
A tal proposito, il Ministero dell’Istruzione nella nuova legge di bilancio propone di mettere a disposizione una formazione di base per le famiglie e per i ragazzi (già dall’infanzia), per avvicinarsi sempre più alle cosiddette materie STEM. Si tratta di un incentivo importante, in quanto le figure professionali legate al mondo del digitale sono e saranno sempre più richieste nel mondo del lavoro, come dimostrano già i tassi di occupazione in questi ambiti (superiore al 90%).
Tuttavia, per lavorare nel settore del digitale, in costante e crescente evoluzione, non è strettamente necessario conseguire una laurea nelle suddette facoltà. Per molte professioni tecniche, infatti, sono sufficienti anche delle certificazioni adeguate, ottenibili con percorsi di studio diversi dalla laurea triennale o magistrale. Per ottenere in breve tempo le certificazioni richieste per lavorare nel campo della sicurezza informatica, è infatti possibile frequentare un corso di cybersecurity come quello dell’azienda Ed-Tech Epicode School, tra le realtà più in crescita in Italia.
Come detto, i tassi di occupazione per questo comparto sono tra i migliori in assoluto, ma non è tutto: i lavori nel settore digitale sono anche quelli maggiormente retribuiti (e dunque ambiti) del momento.
Per quanto riguarda i laureati in ingegneria industriale e dell’informazione e in informatica e tecnologie Ict, le retribuzioni più alte si aggirano sui 1.850-1.890 euro mensili netti. Anche senza laurea, gli stipendi sono comunque tra i più elevati nel panorama italiano: per tornare all’esempio della cybersecurity, un esperto in questo settore guadagna circa 36.750 euro all’anno.
L’incredibile crescita di queste professioni rispecchia perfettamente l’importanza che il digitale ha nelle nostre vite quotidiane e professionali. È necessario, quindi, che un governo aiuti, con ogni mezzo, il futuro del paese.