Ci tiene a ribadire la propria posizione l’Imam di Catania Abdelhafid Kheit, in merito alle problematiche e gli interrogativi sorti sulla questione del crocifisso in aula. Come stabilito dalla Cassazione l’esposizione in un ambiente condiviso come quello scolastico non rappresenta un atto discriminatorio, in una sentenza che ha suscitato reazioni avverse e che farà discutere ancora molto. “Nonostante siamo in un paese laico a maggioranza cattolica, i miei figli hanno seguito un percorso scolastico dal Sacro Cuore all’Università e mai la presenza di una croce li ha infastiditi” ha puntualizzato l’Imam ad inizio intervista. “La presenza dei simboli religiosi, come il crocifisso in aula, non ha mai ferito la sensibilità di nessuno e strumentalizzare non è corretto”.
Stuzzicato sul fatto che la presenza di un crocifisso possa riportare alcuni retaggi culturali ormai superati in un mondo in continua trasformazione.
“Il mio parere è che ognuno di noi è libero di manifestare e professare la propria fede. Farlo nel modo che ritiene più opportuno. Anche io posso ammettere qualcosa che riguarda L’Islam, la parola di Allah e sono libero di farlo. Sono tutti dei simboli con cui ognuno di noi manifesta la propria appartenenza religiosa, e tutto viene fatto sempre nel rispetto dell’altro”.
Immancabile una presa di posizione sull’obbligo della condivisione dei simboli all’interno di un edificio scolastico, richiesta da buona parte della fazione politica odierna.
“Ritengo sterili e inutile le polemiche di chi da più di dieci anni vuole infangare a tutti i costi la nostra immagine, di altre religioni. Togliere il crocifisso in aula o inserirlo forzatamente insieme ad altri simboli non è obbligatorio in un contesto di collettività. Credo che in un’aula scolastica ci possano essere venti alunni cristiani, uno musulmano e uno indù: l’atteggiamento generale prevalente è solitamente quello della maggioranza. Sempre rimanendo in un clima di democrazia. Coloro che sono ospitati restano comunque cittadini con pieni diritti. Non rappresenta una mancanza di rispetto nei loro confronti o della loro fede”.
La scelta della comunità scolastica resta, stando alla sentenza della Corte Suprema, l’unica “giudice” nel poter stabilire la presenza o meno di questi segni religiosi.
“Sì, deve essere comunque la comunità scolastica a decidere su questa tematica: questa risulta divisa in partenza perché ci sono presidi scolastici che non hanno un’orientamento religioso, ci sono idee sempre contrastanti. Alla fine credo che ognuno decide per sé e infatti le aule di tutta Italia non sono piene di tutti questi segni. Tutto sta poi nella libertà di critica autonoma e individuale, l’Italia è sempre un paese laico”.
Le ultime battute riguardano il recente invito della CEI all’obbligo vaccinale. Anche l’Ente religioso sta partecipando alla sensibilizzazione della campagna vaccinale.
“In prima linea ci siamo schierati anche noi come comunità islamica di Sicilia ed in particolare come Moschea di Catania. Infatti ho dato personalmente la disponibilità di trasformare la nostra sede in hub vaccinale, per incoraggiare e velocizzare la sconfitta di questa pandemia”.
C.C.