Nella giornata di mercoledì 29 ottobre nella sede della Fondazione Orestiadi di Gibellina, nel Trapanese, si è svolto l’incontro dal nome Salviamo il paesaggio dalla crisi climatica, organizzato da Legambiente Sicilia nell’ambito del progetto Sicilia Carbon Free.
L’iniziativa ha visto la partecipazione di amministratori, tecnici, aziende energetiche e associazioni, per riflettere su come la transizione energetica possa diventare un’occasione di rigenerazione del paesaggio e delle comunità locali.
Qual è la vera emergenza?
«La vera emergenza non è il cambiamento del paesaggio – ha sottolineato Tommaso Castronovo presidente di Legambiente Sicilia –, ma la crisi climatica che lo sta cancellando. Difendere il paesaggio significa guidarne la sua trasformazione, non subirla».
Un messaggio che trova nel Cretto di Burri un simbolo potente: la capacità di rigenerare una ferita attraverso la cultura, di trasformare la perdita in forma e significato.
Con 5.968,22 MW (dati Terna aggiornati al 30 settembre 2025) di potenza rinnovabile installata – di cui 2.954,23 MW di fotovoltaico e 2.484 MW di eolico – la Sicilia è tra le prime regioni italiane per produzione da fonti rinnovabili.
Gli obiettivi per i prossimi cinque anni
Tuttavia, secondo gli obiettivi nazionali di burden sharing al 2030, la nostra regione dovrà raggiungere almeno 14.121,1 MW installati: nei prossimi cinque anni dovranno quindi entrare in funzione oltre 8.000 MW aggiuntivi, a fronte dei circa 2.000 realizzati nell’ultimo quinquennio.
Per questo il tema delle aree idonee diventa strategico: individuare i territori più adatti a ciascuna tecnologia, garantendo la tutela dei valori paesaggistici e agricoli, è fondamentale per definire nuovi criteri di pianificazione, alla luce della reversibilità delle energie rinnovabili che sono più che mai necessarie per tutelare la biodiversità, l’agricoltura, i territori e le comunità dagli effetti dei cambiamenti climatici.
Il dibattito
Il dibattito è partito dalle relazioni dei rappresentanti delle aziende energetiche che hanno presentato due dei progetti più significativi previsti nell’area del Belìce: il repowering del parco eolico Santa Ninfa di RWE e il progetto agrivoltaico di Tozzi Green.
Entrambe le realtà hanno condiviso la necessità di un dialogo stabile con le comunità locali, per accompagnare la transizione energetica con consapevolezza e partecipazione.
I danni all’agricoltura
Le relazioni sono state precedute da un intervento introduttivo di Anita Astuto, responsabile energia e clima di Legambiente Sicilia, che ha ricordato come la crisi climatica stia già ridisegnando in modo permanente i paesaggi siciliani e colpendo duramente l’agricoltura: 146 eventi estremi negli ultimi 10 anni che hanno scolpito il settore agricolo (grandinate, gelate tardive, siccità, alluvioni, calura estrema) di cui 79 solo negli ultimi 2 anni.
In vista del 2026, anno in cui Gibellina sarà Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea, l’incontro ha voluto aprire un dialogo tra cultura, tecnologia e società, chiamando artisti, amministratori e cittadini a immaginare insieme il futuro del paesaggio come bene comune.
«Il Cretto di Burri è la prova che il paesaggio può rinascere attraverso la cultura – ha ricordato Enzo Fiammetta, direttore del Museo delle Trame Mediterranee – Fondazione Orestiadi –. Oggi dobbiamo avere il coraggio di costruire un nuovo patto tra arte, natura e innovazione».
L’incontro si è concluso con una riflessione condivisa: «Non lasciamo che sia la crisi climatica a disegnare il paesaggio. Diamo un futuro al paesaggio di oggi, lasciando che sia la cultura a tracciare la strada — non la paura e il pregiudizio».
Le riflessioni sui comportamenti da mettere in atto
A margine dell’incontro la responsabile energia e clima di Legambiente Sicilia, Anita Astuto, ha sottolineato riguardo all’uso delle rinnovabili: «Esistono molte tecnologie pulite — idroelettririco, geotermico, biomassa, maree — ma, secondo IRENA e la IEA, eolico e fotovoltaico sono oggi le più mature e convenienti. I costi sono in forte calo, la diffusione cresce rapidamente e per questo eolico e fotovoltaico copriranno la maggior parte della nuova capacità rinnovabile nei prossimi anni. Accelerarne l’installazione, insieme alle reti più intelligenti e ai sistemi di accumulo, è quindi una leva concreta per ridurre le emissioni e la dipendenza dai combustibili fossili».
Ridurre le emissioni non basta, in quanto «oltre ad agire sulla mitigazione – ha concluso la Astuto – e quindi sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, bisogna adattarsi agli impatti ormai inevitabili — ondate di calore, siccità, eventi estremi — e proteggere gli ecosistemi che assorbono anidride carbonica, i cosiddetti carbon sink: suolo, oceani, foreste e vegetazione. In conclusione la transizione deve essere anche sociale e culturale: cambiare i modelli di produzione e consumo, innovare le città, ripensare l’agricoltura e rendere la trasformazione equa per le persone e i territori. Certamente le rinnovabili sono il motore della svolta energetica, ma per affrontare davvero la crisi climatica serve un cambio di paradigma che coinvolga l’intero sistema economico e il nostro modo di vivere sul pianeta. Per questo serve consapevolezza che la crisi climatica è in atto, ma che le nostre azioni – se ben coordinate – non sono inutili e potranno fare la differenza, non in un futuro lontano ma per i nati oggi. Noi come Legambiente siamo impegnati a tutto tondo per affrontare questi temi: dalla transizione energetica alla protezione della biodiversità e all’economia circolare».







