“Quantificare i casi di usura e estorsione nati nel periodo Covid? Ce ne renderemo conto solo tra qualche tempo. I casi che stiamo seguendo oggi sono precedenti alla pandemia, a seguito della quale chi era già caduto nella rete criminale si è trovato ancora più in difficoltà, e solo dopo ha iniziato a denunciare. Ma si può scegliere, si deve scegliere, ancora prima di arrivare a dire “sì” alla criminalità, al pizzo, all’usura, alla mafia. Il cammino è lungo, la nostra speranza e risorsa sono i ragazzi, ancora oggi ne abbiamo avuto la prova”: parla dalla Porta della Bellezza di Librino, Nicola Grassi, presidente dell’Associazione antiestorsione di Catania, dove mercoledì scorso oltre 50 ragazzi del Liceo “N. Spedalieri”, si sono recati per la prima volta. Una visita organizzata nell’ambito del progetto educativo di cittadinanza attiva che Asaec porta nelle scuole, e che ha visto come guida d’eccezione Antonio presti, presidente associazione Fiumara d’Arte. Amt ha messo a disposizione gli autobus per il trasporto dei ragazzi.
“La nostra attività nelle scuole ha due obbiettivi – sottolinea Grassi – innanzi tutto sensibilizzare rispetto ai fenomeni dell’estorsione, dell’usura, della criminalità mafiosa, ma anche intercettare, attraverso i ragazzi, eventuali situazioni di malessere che vanno riconosciute e possono coinvolgere persone a noi vicine che mai ci aspetteremmo. La nostra associazione è nata a Catania trent’anni fa, nel novembre 1991, all’indomani dell’uccisione di Libero Grassi, ancora prima delle stragi di mafia, e oggi come allora raduna attorno a sé artigiani, commercianti e imprenditori che capiscono di dover essere ascoltati e aiutati”.
Quale la differenza sul fronte denunce fra il periodo pre Covid e oggi, ancora in piena pandemia? “Nella prima fase, quella del lockdown – risponde Grassi – i fenomeni di estorsione erano fortemente diminuiti, se non altro perché le attività erano chiuse. Con la riapertura c’è stato un aumento, ma le “quote” richieste dagli “scugnizzi” sono state per forza di cose inferiori ai tempi pre Covid, quasi come se la criminalità organizzata si rendesse conto delle difficoltà dei suoi “protetti” e non volesse creare ulteriori pressioni. Pressioni che però sono riprese in questo periodo, e mi creda, il pizzo si può chiedere in mille modi, alcuni veramente subdoli. Diverso è il discorso sul fenomeno dell’usura, che conta in questo momento il numero maggiore di casi che stiamo seguendo, ma forse solo perché ci si è trovati più in difficoltà e si sta denunciando di più. La maggior parte di chi denuncia oggi non sono eroi, sono persone che sono cadute e cercano di rialzarsi e raccontano con molta difficoltà la loro storia”.
I veri “eroi” allora, sono coloro che neanche ci pensano a piegarsi? “Guardi – replica Grassi – a risponderle possono essere solo i messaggi dei ragazzi lasciati al termine della visita a Librino, dove l’arte, rappresentata dalla Porta della Bellezza e dalle gigantografie del “Cantico delle creature” testimoniano il senso di appartenenza al quartiere. E in dieci anni nessuno ha mai pensato di sfregiare queste opere. Chiara Iacona, per esempio, scrive: “Ci siamo confrontati con una realtà diversa dalla nostra, riuscendo a capire che ognuno nel suo piccolo può fare la differenza”; oppure Aurora Bongiovanni, che nota “abbiamo visto una Librino che nonostante le proprie difficoltà prova ancora a far parlare di sé attraverso i propri cittadini e l’arte”. E ancora, Luca Licciardello: “mi ha colpito la grande speranza e fiducia che chi lavora ripone sulle persone di Librino”, e Paola Riolo “facciamo tutti parte di un unico mondo, ognuno può scegliere di vivere una vita diversa e avere la possibilità di fare del Bello”.