Nell’ambito di attività di indagine coordinate da questa Procura della Repubblica, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito un provvedimento di confisca in materia antimafia – emesso dal Tribunale etneo, Sezione Misure di Prevenzione – relativo al patrimonio di Giuseppe Vasta, nato a Catania e
attualmente recluso presso la casa circondariale di Agrigento.
Le indagini sono state eseguite dalle unità specializzate del GICO del Nucleo PEF di Catania e hanno riguardato tanto il profilo soggettivo quanto le disponibilità economico-finanziarie del citato Vasta.
In particolare, le investigazioni hanno consentito di accertare da un lato, la pericolosità sociale del predetto Vasta già condannato due volte (nel 2016 e nel 2018) dal GUP presso il Tribunale di Catania rispettivamente
per detenzione e spaccio di sostanza stupefacente e per porto di arma clandestina, nonché destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, sempre emessa dal GUP presso il Tribunale di Catania, per essere stato partecipe di una ramificata associazione per delinquere dedita al traffico di sostanze stupefacenti.
In particolare, quest’ultima indagine – convenzionalmente denominata “operazione SHOES”, coordinata da questo Ufficio e condotta dalle unità antidroga del Nucleo PEF della Guardia di finanza di Catania – si è conclusa con l’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 25 persone, indagate, a vario titolo, per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti (cocaina, marijuana, hashish e
“crack”) aggravata dalla finalità di agevolare il clan mafioso “Santapaola-Ercolano” e dalla detenzione di armi, e con il sequestro, in più occasioni, di 4 kg. di cocaina, 52 kg. di marijuana e 25 kg. circa di hashish.
Dall’altro, la sproporzione tra il profilo reddituale del nucleo familiare del citato Vasta e il complesso patrimoniale, composto da un’attività commerciale – rappresentata da un bar a Catania, formalmente intestato alla moglie del proposto – oltre che da disponibilità finanziarie, costituite da conti correnti accesi presso vari
istituti di credito.
Al riguardo, le indagini hanno consentito di appurare che i predetti coniugi, a fronte di redditi pari a zero, hanno effettuato rilevanti investimenti per l’acquisto del bar. Immancabile all’inaugurazione dell’attività commerciale – per come emerge negli atti della predetta “operazione SHOES” – il reggente del clan mafioso “CURSOTI” di Catania.
Confiscati dunque il bar “ROCHER”, con sede a Catania e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 220 mila euro.
E.G.