Stefania Spinali è un’ingegnere “fortemente orgoglioso delle sue radici sicule.” Negli ultimi mesi, la vita l’ha portata ad affrontare un’importante sfida personale: ha iniziato a lavorare per il progetto TAV -treno ad alta velocità- per il trasporto di merci e passeggeri che dovrebbe permettere all’Italia un importante rilancio economico.
Abbiamo intervistato Stefania per conoscere meglio il suo lavoro e la “vita di cantiere”.
Puoi parlarmi un po’ del progetto TAV e qual è la tua opinione a riguardo?
«All’interno di questo oneroso progetto, si colloca il tratto denominato Terzo Valico che si sviluppa per 53 km di cui 36 km in galleria. Questo tracciato interessa 14 comuni della regione piemontese e ligure. La linea AV Terzo Valico dei Giovi ha origine nel Nodo di Genova al Bivio Fegino della Linea Storica Genova-Novi Ligure. Essa costituisce un’opera molto impegnativa soprattutto per la presenza di lunghe gallerie».
«La tratta del progetto a cui lavoro è denominata cantiere COP7 – Novi Ligure. Essa interessa le gallerie di Serravalle. Le due gallerie sono scavate con sistema meccanizzato…conosce le talpe??? Quelle fantascientifiche macchine sotterranee che sminuzzano il sottosuolo con costanza e perseveranza? Esattamente io lavoro con loro. Cosa curiosa ogni talpa o TBM viene battezzata con un nome da donna: chiedetevi il perché».
«Il progetto come già detto è oneroso e complicato ed ha ricevuto diverse preteste. La mia opinione è semplice, come ingegnere per me partecipare attivamente ad un progetto di queste dimensioni costituisce un’esperienza accrescitiva e formativa senza precedenti. Ricordo da piccola che costruivo infrastrutture nel mio giardino impastando terra e pietre e sognavo in grande».
«Ho da sempre avuto l’ambizione di volermi sentire parte di qualcosa di significativo. Però sono cosciente da Ingegnere Ambientale di quanto sia forte l’incidenza del progetto sul territorio. A tal proposito è importante sapere che lo studio sugli impatti ambientali dell’opera è stato effettuato con accuratezza e sono state messe in atto importanti azioni di mitigazione. In più, personalmente lavoro al sistema di gestione ambientale dell’opera in costruzione che prevede di perseguire obiettivi concreti in termini di miglioramento continuo per la creazione di infrastrutture sostenibili. Il mio pensiero è positivo, credo che la tratta AV potrebbe rappresentare una svolta economica e vantaggiosa per il suolo italiano, ed aggiungo che qualsiasi attività piccola e grande ha aspetti positivi e negativi, tutto dipende dalla nostra sensibilità e dal modo in cui ci approcceremo a questo nuovo progetto una volta che esso sarà terminato».
Quando hai iniziato a lavorare al progetto?
«Ho iniziato a lavorare al progetto lo scorso giugno 2020. Vivevo in America, dove sono stata circa 2 anni per migliorare la lingua inglese, ma, complice la situazione Covid, ho provato a rientrare in Italia. Ed ecco che mi si è aperta questa grande opportunità e non ho esitato».
Com’è stato lavorare lì da donna e da siciliana? Qual era l’aria che si respirava nei cantieri?
«Non so chi di voi che legge conosce effettivamente la vita di un’ingegnere di cantiere, beh nemmeno ne ero al corrente prima di trovarmi qui. Io vivo in un CAMPO BASE, cioè un campo con prefabbricati (dormitori), una mensa comune, gli uffici e vari altri servizi. Questo tipo di vita è chiaramente non per tutti. I cantieri sono ancora ambienti molto maschili dove la sensibilità e la delicatezza di una donna sono messe a dura prova, ma ha anche tantissimi aspetti positivi in termini di esperienze di vita e persone speciali che si possono incontrare. Da Siciliana doc , non ho peli sulla lingua e sono una persona sorridente e calorosa. Questa esperienza mi ha messo più volte a dura prova. Sebbene ancora oggi un Ingegnere donna che gestisce attività di cantiere desta attenzione e parole in più, questo non deve essere visto come un limite e quindi spingerci a metterci di lato. Bensì, bisogna lottare con competenze, professionalità ed umiltà.
«Come ho fatto? Ho portato avanti la mia professionalità con la mia etica lavorativa. Credo nel lavoro di squadra e quindi giorno dopo giorno ho provato a costruirmi la mia squadra ed oggi ne vado fiera. Ringrazio le persone meravigliose che con pazienza mi hanno aiutato a diventare la migliore versione di me stessa e che ogni giorno continuano a credere in me. Ringrazio anche le persone con cui non mi sono trovata, che mi hanno delusa e con cui ho avuto qualche screzio, anche quelli sono momenti importanti di crescita».
Il nemico di una siciliana è sempre il freddo
«Aggiungo che forse il vero ostacolo che sto affrontando, come non mai prima è il freddo. Si ragazzi, vivere a Novi Ligure con neve, freddo, gelo, NEBBIA COSTANTE, il mugugno genovese e la freddezza dei Nordici in genere credo sia la vicissitudine peggiore che una siciliana possa affrontare».