La guerra in Ucraina sta sollevando una serie di interrogativi su quelle che possono essere concretamente le risposte di pace.
Si evoca il ruolo delle mediazione di altri Paesi ma sembra difficile che i risultati, in questa direzione, possano concretizzarsi a breve termine.
Quale scenario si delinea?
Ne abbiamo parlato con il professore Carlo Colloca, docente di Sociologia Urbana al DSPS-UNICT.
“Guardando ad un quadro generale – spiega Colloca – è importante la risposta che l’Italia sta dando alla popolazione di minori che insieme alle donne sono la maggior parte della presenza ucraina nella nostra nazione”.
“Purtroppo – continua – non stiamo avendo una risposta analoga nei confronti del mondo dei profughi. Se pensiamo alla guerra nel Medio Oriente, ad esempio. Forse dovremmo interrogarci sull’opportunità di non considerare possibile che esistano guerra e profughi di serie A o di serie B”.
“Mi piacerebbe che in un processo di accoglienza sostenibile, che significa tenere conto dei bisogni di chi arriva senza trascurare le necessità delle popolazioni che accolgono, si pensasse a quanti in questi giorni continuano a morire nelle acque del mediterraneo spinti da conflitti in altre parti dell’Africa. Bisognerebbe rivedere il trattato di Dublino e una distribuzione per quote nei diversi Paesi“, conclude.
Intanto Putin si appresta a sferrare un pesante attacco nel Donbass. Continua la battaglia per Mariupol.