Tra i luoghi di arte della Sicilia che svelano qualcosa di un po’ inaspettato sia per i siciliani che per i turisti ce n’è uno che ricade in una della città più belle dell’Isola, Modica, nota per la sua forma, per l’aria splendida che si respira passeggiando per le sue vie e piazze e anche per la cioccolata, che da diversi anni ha anche il marchio Igp. Si tratta della chiesa di San Giorgio, situata nel centralissimo e omonimo corso, e che spicca nella sua magnificenza, data anche l’ampia scalinata.
Inserita nella Lista Mondiale dei Beni dell’Umanità dell’Unesco, viene considerata simbolo del Barocco siciliano e addirittura lo storico dell’arte Maurizio Fagliolo Dell’Arco ha sostenuto che la chiesa andrebbe inserita tra le sette meraviglie del mondo barocco. Quel che c’è di certo è che comunque è uno dei tanti simboli della città.
La storia della chiesa
La storia e la particolarità artistica di questo fantastico monumento la svela la guida turistica Ernesto Ruta, che parla di alcuni cenni storici forse sconosciuti ai più.
«E’ a tutti gli effetti la chiesa madre di Modica – puntualizza Ruta –, perché quella di San Pietro cominciò a competere per questo ruolo solo a partire dal 1500. Sul sito in cui sorge c’era comunque la chiesetta della Santa Croce, distrutta quando gli arabi conquistarono le rocche di Modica, spazzando così via i bizantini, tra 844 e 945. Non è da escludere che in seguito ne fecero una moschea, ma una prima svolta arrivò quando i normanni conquistarono Modica e all’inizio del XII secolo la chiesa venne eretta e intitolata a San Giorgio. Quando nacque la Contea di Modica nel 1296 la chiesa divenne la più importante della stessa Contea».
Il secondo momento di cambiamento della chiesa è addebitabile invece a cause naturali, in quanto «in seguito al terremoto del 1613 l’architetto Frate Marcello D’Amico trent’anni dopo progettò la ristrutturazione, nell’ambito della quale venne eretto l’attuale impianto basilicale. Il terremoto del Val di Noto del 1693 portò alla riapertura della chiesa nel 1738, ma la facciata in stile tardo barocco venne realizzata tra 1761 e 1849».
Cosa colpisce di più da un punto di vista artistico?
Da un punto di vista artistico ci sono diversi elementi al suo interno che catturano l’occhio dei curiosi, ma perché alcuni sono davvero particolari?
«All’interno ci sono il polittico di Bernardino Niger del 1573, la meridiana solare di Armando Perini del 1895 sul gran tetto e la tela del 1610 di Filippo Paladini. Ma non finisce qui, perché l’altare maggiore, il paliotto della mensa e l’urna reliquiario sono ricoperte in lamina d’argento. La chiesa è aperta tutti i giorni per i turisti gratis e c’è anche l’opportunità, pagando un prezzo mino, di salire sul campanile. Per fortuna è ben tenuta e quindi salva da un’eventuale azione dei vandali».
Giuliano Spina