Tutti o quasi, siamo alla ricerca di una risposta alla fatidica domanda “chi siamo? e cosa siamo?” e la risposta arriva da “La vita è un sogno”, la pièce diretta da Giuseppe Dipasquale che ne ha curato anche le scene, tratta dall’opera di Pedro Calderón de la Barca, andata in scena al teatro Brancati di Catania.
Una favola drammatica dai contorni sfumati in cui umano e divino, realtà e sogno, assoluto e relativo si compongono e si confondono. Un testo favolistico moderno, scritto nel 1635 che non a caso fu oggetto di culto da parte dei romantici tedeschi.
«È un testo che non si faceva in Italia da circa 30 nell’ultima edizione di Luca Ronconi – racconta Dipasquale – che spinge a chiederci se viviamo nella consepevolezza o nel dubbio. Una “commedia morale”, bisogna partire dal senso che viene esplicitato con chiarezza nel testo: “la vita è come un sogno”. Significati di questa espressione si possono certo rintracciare all’interno di una concezione giudaico-cristiana della vita. Il passaggio sulla terra è una sorta di illusoria incarnazione che richiama alla vita celeste cui ciascuno è destinato con la propria propria azione. Ciò che va compreso è il senso, sofisticato e profondo».
Protagonista Mariano Rigillo, affiancato da Angelo Tosto, Ruben Rigillo, Silvia Siravo, Filippo Brazzaventre, Alessandro D’Ambrosi, Valerio Santi, Federica Gurrieri.
Una produzione originale del Teatro della Città – Centro di produzione teatrale. I costumi sono di Dora Argento e le immagini di Francesco Lopergolo.
Lo spettacolo sarà in scena fino a domenica 26 marzo.