Catania potrebbe essere come Ischia? Questo è l’allarme che viene lanciato dal presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Catania, Mauro Scaccianoce. Il tema della prevenzione e della valutazione dei rischi sul dissesto idrogeologico, già portato avanti dalla Protezione Civile, è sempre più al centro dell’agenda dei lavori di molte associazioni.
La richiesta a non abbassare la guardia dopo la tragedia di Ischia, quindi, si alza unanime, così come la richiesta di identificare investimenti infrastrutturali per la messa in sicurezza a medio e lungo termine.
«Purtroppo ciò accade solo quando si contano i morti – ha dichiarato Scaccianoce – in momenti tragici, dove la corsa alle responsabilità rimbalza da una parte all’altra del Paese. I professionisti da anni spingono su questi temi, per cercare di sensibilizzare le istituzioni, con l’obiettivo di mettere in moto la macchina della sicurezza, con tempismo rispetto agli eventi calamitosi che potrebbero colpire cittadini e territorio. Non possiamo più permetterci di dibattere su questa o quella soluzione; non possiamo più temporeggiare aspettando l’interlocutore politico giusto o quello più sensibile al problema. Si tratta ormai di “emergenza” e come tale va affrontata».
Acqua, sassi e fango, che vengono giù in pochi secondi dopo intense piogge. Degradazioni del suolo che nascono da allagamenti, lì dove non c’è permeabilità del terreno. Lotta all’abusivismo che emerge solo dopo le catastrofi. Fenomeni sempre più frequenti negli ultimi anni, alla luce dei cambiamenti climatici in atto.
«La mitigazione del rischio serve a salvaguardare le vite umane – continua Scaccianoce – non possiamo voltarci dall’altra parte. La risoluzione di un problema complesso va affrontata attraverso una alleanza delle intelligenze presenti sul territorio; va gestita con politiche assicurative, con il consumo zero del territorio, ma soprattutto con il miglioramento del sistema di monitoraggio e previsione, coniugato con lo sviluppo di una rete di allerta. Senza dimenticare le “misure strutturali”, ossia la realizzazione di opere che favoriscano i deflussi il più possibile simili a quelle della pre-urbanizzazione, con grande attenzione al tema dell’invarianza idraulica. Un ruolo Centrale appartiene alla cittadinanza che dovrebbe essere formata e informata sui comportamenti corretti, avviando una approfondita campagna di sensibilizzazione a partire dalle scuole. Abbiamo una grande opportunità con i fondi del PNRR: tutto questo però si deve confrontare con i limiti delle PA, soprattutto in termini di capacità di progettazione a causa di carenza organica. Chiediamo nuovamente alla Regione Siciliana di costituire un tavolo centrale permanente, con diramazioni territoriali – istanza già avanzata al precedente Governo regionale – che veda coinvolti ingegneri, agronomi, architetti, geologi, geometri e Università, insieme alle istituzioni preposte – conclude Scaccianoce – solo così potremo finalmente affrontare una delle più grandi criticità della nostra terra».