Ieri abbiamo parlato delle “presenze” all’interno del castello di Caccamo, nel Palermitano. Ma il Catello è anche un luogo davvero ricco di storia.
Un luogo antichissimo che però nel corso degli anni ha visto la sua struttura mutare di volta in volta e che unisce due periodi storici lontanissimi tra loro, come l’undicesimo secolo e gli anni del secondo dopoguerra.
Una storia lunga nove secoli
La guida turistica Rita Lo Bello, che ieri ha illustrato quelle che sono le origini delle leggende, ha parlato proprio questa particolarità del castello mostrando il periodo nel quale viene fatto risalire il primo impianto.
«Il primo impianto del castello – ha detto la Lo Bello – viene fatto risalire al 1094, quando Ruggero I conquistò la Sicilia affidando così Caccamo e tutti i suoi territori a Goffredo del Sageyo, che fu il primo signore di Caccamo. Da allora fino al 1964 si susseguirono all’interno del castello 15 nobili famiglie, che ne detennero la signoria. Il castello nacque quindi come un torrione di avvistamento, ma nell’arco di 500 anni venne sviluppato tutto quello che si vede ora».
«Abbiamo la parte Chiaramontana, che nacque con la famiglia Chiaramonte nel 1300, quella sotto la famiglia Prates e quella sotto la famiglia Amato, realizzata nel 1600. Da allora non venne costruito più nulla e vennero fatti solo lavori di restauro di alcune zone diventate cadenti. L’ultima fase di restauro partì nel 1964, quando l’ultima famiglia lo vendette alla Regione Siciliana, e i lavori si sono protratti fino al 2000».
La struttura interna
Di grande interesse è «la rampa cordonata, che il visitatore vede per prima perché è la parte di accesso al castello. In seguito si fa un percorso a ritroso nel tempo fino ad arrivare alla Torre Mastra, che è quella del 1094. Entrando c’è l’atrio, che dà l’accesso al palazzo residenziale, la zona della Sala Amato. Arrivando lì il visitatore trova la sala della congiura e andando poi sulla destra trova la sala del camino, dove ebbe luogo la storia della suora. Poi c’è una camera da letto, dalla quale si accede a un terrazzo, chiamato Terrazzo di Bellavista, dal quale si vedono tutta la valle e il mare su Termini Imerese».
«Andando a sinistra dalla sala della congiura ci sono la sala da pranzo, un salotto e un’altra camera da letto, che al suo interno ha una piccola stanza, chiamata Stanza del Trabocchetto, nella quale le persone venivano fatte inginocchiare nel momento in cui si apriva una botola».
Gli orari di apertura
Il castello, aldilà delle presenze spettrali che si possono incontrare, è aperto tutti i giorni dell’anno tranne tre. Inoltre le prigioni hanno avuto la loro importanza nello sviluppo storico.
«Il castello è chiuso a Natale e Capodanno e per la festa del santo patrono. Per il resto è chiuso solo il lunedì mattina e negli altri giorni è aperto dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19. Le prigioni stuzzicano molto e rimangono impresse. Ci sono quattro celle dalla cappella di corte. Le prigioni vennero costruite nel sedicesimo secolo e il condannato in base alla pena che doveva scontare riceveva il trattamento. Non c’erano strumenti di tortura, bensì l’assenza d’aria ti portava a morire lentamente. La morte per impiccagione risultava quindi la migliore e avveniva sotto i due archi del Terrazzo Bellavista. La leggenda racconta che due condannati a morte chiesero al signore del castello un lenzuolo per coprire le loro nudità. Uno si salvò e l’altro invece si schiantò contro la roccia e morì».
Giuliano Spina