Se per Pasqua state pensando ad una vacanza vi consigliamo un viaggio d’atmosfera immersi nello scenario di un borgo antico arrampicato sui rilievi dei Nebrodi, ” Castel di Lucio” a Messina, dove si mescolano insieme storia medievale di cavalleria, arte, cultura, sapori e tradizioni.
Un rito che va avanti da 3 secoli circa. La storia narra che per grazia ricevuta un fedele fece un dono speciale al santo che aveva esaudito la sua preghiera. Per la sfilata della processione del venerdì Santo viene portata a spalla dai fedeli una statua dell’Ecce Homo che ha raggiunto e superato abbondantemente i cinquecento anni.
Castel di Lucio, detto anticamente “Castidduzzo”, è uno dei comuni più suggestivi del paesaggio nebroideo, dove vicoli e piazze si intrecciano su un tessuto storico e artistico di grande pregio e che proprio con l’avvento della Pasqua si anima con un fervore religioso che coinvolge tutta la comunità, patrimonio unico della cultura religiosa locale.
I riti iniziano molto prima della settimana Santa vera e propria, addirittura durante i giorni del carnevale quando con le quaranta ore di preghiera della domenica di carnevale dette “i quaranturi” che si ripetono per la domenica delle Palme celebrate dalle confraternite di San Carlo e del SS. Sacramento.
Per le due occasioni i confrati lavorano alle bellissime decorazioni intrecciando tralci di arance e alloro che trasformano le chiese in vere e proprie scenografie che si mescolano con l’architettura interna, creando un teatro mistico e suggestivo unico al mondo.
Il Giovedì Santo inizia la settimana Santa e la Chiesa Madre viene spogliata di ogni addobbo esclusa la cappella del Sacramento che viene allestita con composizioni floreali e “lavureddi”, ovvero, piantine di chicchi di grano fatte germogliare che assumo una caratteristica colorazione, visto che si tengono al buio.
Protagonista della suggestiva processione animata dai figuranti del venerdì santo è l’antica statua dell’Ecce Homo risalente al cinquecento, unitamente alla croce, al Cristo e alla statua dell’Addolorata portati a spalla dai confrati sulla cui testa viene posta una corona ed una collana detta Libàno.
I bambini invece portano simbolicamente tra le mani “la disciplina” una sorta di mazzo che anticamente serviva per la penitenza, percuotendosi le spalle e le braccia.
Il Salve Regina intonato dai confrati nella Chiesa del SS Sacramento declamata in un antico dialetto è la preghiera che accoglie la statua dell’Addolorata.
La Via Crucis vivente che si snoda lungo le strade del paese è la suggestiva rappresentazione animata dai figuranti che interpretano il momento della passione e che si conclude sul Golgota, ovvero, nei pressi dei ruderi dell’antico Castello fortificato edificato dai normanni.