Molteplici appuntamenti, riforme, concorsi ed elezioni. Chi più ne ha più ne metta. L’agenda per l’anno venturo appena iniziato è già piena. Tutto prende inizio da queste imminenti elezioni e da una già insistente campagna elettorale che, in molti si domandano se, indirizzerà la politica regionale verso nuovi orizzonti.
Ci siamo appena affacciati su questo nuovo anno e sono già tanti, troppi forse gli appuntamenti previsti per l’anno.
In primis l’impegno improrogabile è l’approvazione dell’esercizio provvisorio. Si tratta di uno strumento finanziario che slega, per così dire, la spesa della Regione da qui al prossimo 30 aprile.
In sostanza vuole significare che in assenza di una legge Finanziaria e di Bilancio, l’ente potrà spendere in dodicesimi, senza alcuna variazione rispetto alle poste del 2020. Limitandosi a gestire pagamenti e impegni di spesa in dodicesimi. Fa dunque parte di una forte restrizione dell’operatività finanziaria della Regione. Un tappo alla pretesa di pianificare il futuro, ma anche gli investimenti per l’anno che verrà.
Ciò si potrebbe descrivere utilizzato il termine ‘blocco delle attività amministrative’, che prende il nome tecnico di ‘gestione provvisoria’. Ci siamo già passati ai tempi i Musumeci – Armao. In queste condizioni quindi sarà possibile effettuare solo i pagamenti obbligatori per legge, come ad esempio le bollette della pubblica amministrazione. Non sono pertanto contemplati neanche gli stipendi del personale di alcune partecipate (fra cui Sicilia Digitale).
Ora in piano ci sono le riforme presentate nella scorsa campagna elettorale dal governo Musumeci, come quella della Pubblica amministrazione e dei Consorzi di Bonifica.
E parlando di riforme ne ricordiamo alcune rimaste in sospeso. In cima alla lista quella relativa ai rifiuti che continua a mettere dissapori tra Musumeci, che ritiene abbia un valore non indifferente e Miccichè, che la considera art straccia, i quali non trovano ancora un punto di accordo.
Il risultato, come riporta buttanissima.it, è che dopo una prima bocciatura all’Ars, a novembre 2019, e una marea di audizioni in quarta commissione, il disegno di legge sulla governance immaginato dal presidente della Regione non ha mai raggiunto l’arrivo. Inoltre l’avviso per la realizzazione di due termoutilizzatori, scaduto e prorogato più volte, dovrà dare esito e specificare quale sarà la società a poter partire col project financing (mettendoci i soldi, ma ricevendo in dote la gestione).
Poi ancora i concorsi da celebrare; la nuova stagione dei concorsi infatti prevede, fra l’altro, l’immissione in ruolo di 100 unità nei rivoli della publica amministrazione della Sicilia. I posti messi a concorso sono tanti. Più di mille solo nei centri per l’impiego. E circa seicento dedicati potenzialmente all’introduzione nel Corpo Forestale della Regione.
Tutto sembra sempre ricondursi alla fine alle amministrative 2022 previste in primavera. Palermo e probabilmente Messina saranno chiamate. Il sindaco di Palermo, De Luca, dovrebbe dimettersi il prossimo 5 febbraio.
Ma non finisce qui perché a fare pressione sui cavi che manovrano la regione ci sono anche le elezioni di secondo livello in quelle che un volta avremmo chiamato province. Con una delibera del presidente Musumeci e la sua giunta, erano state programmate per il 22 gennaio. Poi l’aula di Sala d’Ercole – confermando la spaccatura all’interno della maggioranza – le ha rimandate a dopo l’estate. La speranza è quella di riuscire a convertirle nel frangente in elezioni dirette; servirebbe però in tal caso una modifica della Legge Delrio (a Roma, non a Palermo).
Dulcis in fundo nell’agenda degli appuntamenti il rinnovo del parlamento regionale e del presidente della Regione.
Per Musumeci sembra quasi ovvio riproporsi per il ruolo che attualmente ricopre, a giudicare dal suo atteggiamento a tutto gas. Ma potrebbe avere dei rivali non indifferenti. Parteciperanno ai giochi anche il sindaco di Messina, Cateno De Luca, e il presidente della commissione Antimafia, Claudio Fava.
Che cosa succederà? Restate sintonizzati.