L’istituzione della zona gialla in Sicilia aveva dato una boccata di ossigeno a ristoratori e commercianti. Adesso, però, tutto potrebbe cambiare di nuovo e far ripiombare nell’incubo della crisi economica, ancora lontana dall’essere solo un brutto ricordo.
Ciò che è certo, al momento, è che il primo DPCM a firma Draghi prevederà ulteriori strette. L’Isola rimarrà in zona gialla, a differenza di tutta l’Italia che si colora di giallo e rosso, ma non esente da provvedimenti più restrittivi. Il più probabile -se vogliamo escludere l’ipotesi di un lockdown localizzato nel weekend- è il divieto di consumare al tavolo per bar e ristoranti.
«C’è tensione oggi. I commercianti sono la categoria che sta vivendo peggio questi lunghi periodi di sofferenza. I clienti diminuiscono, i dipendenti sono in cassa integrazione, alte sono le spese di adeguamento per poter rimanere aperti», commenta Lorenzo Costanzo segretario del Cidec.
«L’Italia a colori non permette ai commercianti di effettuare investimenti a lungo termine. Nessun negozio di abbigliamento, ad esempio, ha comprato la collezione estiva. I rappresentanti di abbigliamento sembrano fantasmi in un questo clima di incertezze: così piccoli negozi lontani dai grandi marchi si trovano costretti a chiudere anche dopo decenni nel settore. È un dramma».
Ipotesi chiusure nel weekend: scatta l’ultimatum
La Sicilia è terra “notturna” e l’abitudine della pausa pranzo al ristorante è poco gettonata. Dunque, è proprio nel weekend che i ristoranti catanesi registrano maggiori entrate: con le belle giornate, inoltre, è facile che scatti una passeggiata in giro per negozi.
«Se dovesse andare in porto la chiusura di bar e ristoranti nel weekend senza immediati ristori -annuncia Costanzo- sono pronte 500 licenze di chiusura da depositare al Comune: questa situazione butta nello sconforto qualsiasi ristoratore. Dopo aver visto rinascere “la movida” nel weekend con grande fiducia al settore, si ricade nel fosso».
«È da mesi che si parla di ristori. Cambiato il governo ma nessun commerciante ha potuto usufruire di un aiuto concreto. Il Paese chiede un aiuto: è un’emergenza reale, serve un risarcimento!».
Lotta all’abusivismo
In un periodo così delicato, non si può che notare la competitività dei venditori ambulanti.
«L’8 marzo, in occasione della Giornata Internazionale per i Diritti della Donna, in piazza Stesicoro nel salotto della città vi erano tanti abusivi pronti a vendere mimose senza mascherine. Una disparità assurda: noi commercianti siamo obbligati tra Pos e casse elettroniche ad essere continuamente monitorati dall’Agenzia delle Entrate, mentre gli abusivi che non rispettano neanche le più semplici norme di sicurezza, possono fare ciò che vogliono. E la polizia, dinanzi alle denunce, asserisce di non avere tempo per queste questioni», afferma il segretario CIDEC.
Se questo fosse l’ultimo weekend di aperture, non si esclude una “corsa ai ristoranti” con affollamenti che di certo non gioverebbero alla situazione pandemica.
E.G.