Si dice che in paradiso si ascolti buona musica. E adesso all’orchestra si unirà anche la poesia di Franco Battiato.
Il maestro catanese si è spento stamane, all’età di 76 anni, nella sua casa di Milo dopo una lunga malattia. A confermare la notizia la famiglia che ha annunciato come le esequie si terranno in forma estremamente privata.
Battiato non si mostrava in pubblico dalla frattura al femore e al bacino. Qualche cenno sui social ma niente di più.
Ecco come lo ricorda la scrittrice catanese Viola Di Grado sul numero di ottobre 2020 della rivista Linus dedicato interamente al genio della musica italiana.
«[…]I miei ricordi di Franco, non sono ricordi, sono più simili a quadri di Kandiskij. Linee ariose e grumi traballanti di colori e suoni (rosso, risata, blu…): un caos sintetico che pur essendo narrativo -pur raccontando storie precise, avvenute nello spazio e nel tempo- si sgrana in mente come e chi di brani musicali».
«[…] Franco è gentile e brillante e bravo a voler bene. Franco ha una vena mistica che allaccia al cosmo la parola terrestre ma tra gli umani mette in circolo leggerezza, e raccontava barzellette divertenti con il suo drammatico accento catanese, e ricorda un po’ i galli e i rossi barocchi scoscesi dalle strade di Palermo, il carattere istrionico e festaiolo dei suoi abitanti, quello catanese è discendente come una pregherai e ricorda il nero lavico dall’architettura e il tipico stato d’animo di questa città fatta di necropoli e movida: apocalittico o con brio[…]».
[….]Non posso dire di conoscere Franco, purtroppo: non davvero. Eppure quando ascolto la sua canzone più bella “L’ombra della luce”, mi ricordo tutto questo e allo stesso tempo non ricordo nulla, ma è un nulla saturo di pensiero, è il nullo dei aoristi sulle cime dei monti, è l’incantesimo sottile delle canzoni che parlano di ogni più più piccola piega del nostro strano e struggente tempo sulla Terra».
Pippo Baudo, Franco Battiato e la Sicilia
Un altro celebre catanese ricorda Franco Battiato: il cantautore e il conduttore Pippo Baudo erano legati da una profonda amicizia.
“Gravità” di Igort
«[…]Lui appariva già come un solitario, uno che va per la sua strada e non si cura delle mode. Nei suoi dischi, tra i testi di tipo dadaista, comparivano già le prime domande esistenziali (“Dentro di me vivono la mia identica vita dei microrganismi che non sanno appartenere al mio corpo…Io a quale microrganismo appartengo?”)E quel narrare di cose intime lontane nello spazio e nel tempo che sarebbe diventato un “lessico famigliare” per milioni di italiani e non[…]».
«[…]Accadde tutto così in modo quasi naturale. Franco Battiato affermò, senza che quasi ce ne accorgessimo, un nuovo modo di pensare e concepire la musica, anzi, al pari dei grandi teorici internazionali metteva in discussione la figura stessa del musicista, della rockstar, con il carisma e l’autorevolezza che poi tutti gli avrebbero riconosciuto[…]».
«[…] Pensiamo che Battiato sia importante per le rette complesse, le geometrie che il suo lavoro ha proposto negli anni in questo cammino senza fine verso la consapevolezza[…]».
E.G.