Oggetti che insegnano nuovi modi di abitare

di Sveva Scocco

Orografie non è semplicemente design: è un modo diverso di interpretare il nostro rapporto con gli spazi, con gli oggetti e con la nostra doppia natura, oggi inevitabilmente divisa tra mondo digitale e dimensione fisica.

Una realtà nata a Catania che parla al mondo

L’azienda prende forma a Catania, da un’esigenza concreta: creare oggetti che rispondessero ai nuovi gesti quotidiani, alle nuove abitudini e a quella condizione “anfibia” che ci caratterizza, sospesa tra analogico e digitale.

Pur mantenendo radici forti in Sicilia, Orografie ha saputo inserirsi in un panorama internazionale grazie a una visione che unisce competenze artigianali, sperimentazione e una cultura del progetto che non teme di oltrepassare categorie tradizionali.

Il legame con la loro terra rimane, talvolta anche attraverso nomi siciliani attribuiti ad alcuni prodotti, ma senza mai trasformare questa identità in folklore: è un dettaglio discreto, un tratto che emerge solo dove ha senso, all’interno di un design che vuole essere universale.

L’incontro con i protagonisti: Bartolini e Castellana

Nel corso dell’intervista abbiamo conosciuto i due volti principali del progetto.

Giorgia Bartolini, imprenditrice e interior stylist, ha iniziato il suo percorso con l’apertura, nel 2008, dello Spazio Raffineria a Catania. Da lì, attraverso showroom, progettazione su misura e collaborazione con maestranze del territorio, è nata nel 2020 l’idea di Orografie, il brand che oggi rappresenta la sintesi della sua esperienza tra impresa, design e ricerca.

Accanto a lei opera Vincenzo Castellana, art director del progetto, designer e docente, con un percorso che va dalla nomination al Compasso d’Oro alla fondazione dell’ADI Sicilia. La sua visione ha guidato l’identità del brand, orientandolo verso un design che si muove tra strategia, innovazione e riflessione sui nuovi rituali dell’abitare.

Oggetti che diventano riti quotidiani

Orografie parte da un’osservazione: spesso utilizziamo i mobili e gli oggetti in modo spontaneo, trovando soluzioni creative che non erano previste. È da questi comportamenti reali che nascono le loro collezioni.

Gli oggetti del brand sembrano emergere dalla superficie, come piccole alture che ci invitano a organizzare lo spazio con un ordine diverso, più intuitivo e rispettoso delle nostre necessità.

Sono forme nuove, talvolta non immediatamente riconducibili a categorie tradizionali, ma proprio per questo capaci di rispecchiarci. Non semplici arredi, ma strumenti che diventano parte del nostro equilibrio quotidiano.

“Maleducato”: legittimare l’uso per prenderne le distanze

Uno degli esempi più emblematici è “Maleducato” (o “Maleducata”), progettato da Giulio Codella nel 2024.

Il nome lo hanno spiegato proprio loro, il concetto è chiaro : provocatorio e profondamente attuale.

Viviamo con il telefono sempre in mano, anche a tavola.

E far finta che non esista non risolve il problema.

“Maleducato” introduce un gesto nuovo: legittimare la presenza dello smartphone in tavola per prendere le distanze da quella dipendenza, riconoscendo il suo ruolo nella nostra vita, ma inserendolo in un contesto regolato, al pari delle posate.

Il paragone che ci hanno fatto è stato illuminante: il coltello, oggetto potenzialmente molto più pericoloso, è da sempre presente a tavola; il punto non è nasconderlo, ma imparare a usarlo e gestirlo.

Una realtà che investe sui giovani: il programma “Emersivi”

Tra i temi che il team di Orografie ha messo maggiormente in risalto c’è il rapporto con i giovani designer.

L’azienda crede profondamente nella formazione come parte integrante della propria crescita e per questo ha creato Emersivi, un percorso dedicato a laureati e progettisti emergenti.

È una piattaforma che unisce workshop, laboratori di tesi e master, uno spazio dove i progettisti alle prime esperienze possono sperimentare, confrontarsi, sbagliare e innovare.

Una palestra creativa che permette ai giovani di entrare in contatto con il mondo dell’impresa e, allo stesso tempo, permette all’azienda di mantenere uno sguardo sempre fresco e contemporaneo.

Orografie: bellezza, utilità e ingegno

La filosofia di Orografie si potrebbe riassumere così: il design deve essere bello, ma deve soprattutto avere un senso.

Ogni oggetto racconta un gesto, una necessità, una relazione tra persona e spazio.

La loro forza sta proprio in questa capacità di dare forma a un design che non è mai solo estetica, ma è utilità, ingegno, cura.

Un design che osserva ciò che siamo diventati, accoglie i nostri cambiamenti e li trasforma in NUOVI RITI DA ABITARE.