Esistono autori che, con il loro lavoro, cambiano per sempre il modo stesso di concepire il gioco. Alex Randolph appartiene, indubitabilmente, a tale categoria.
Figura leggendaria nel mondo dei games, Randolph ha rivoluzionato il settore grazie alla sua capacità di innovare e trasformare quello che era considerato un semplice passatempo (l’ideazione di un gioco da tavolo) in una vera e propria arte.
La biografia
Nato il 4 maggio 1922, ha vissuto tra Stati Uniti, Giappone, Europa e Italia. Ovunque andasse assorbiva, con fine intelligenza, usi e culture di quei luoghi che, successivamente, metteva al servizio della sua grande ossessione: costruire un buon gioco. Randolph inaugurò una nuova stagione del gioco da tavolo, fatta di playtest rigorosi, minimalismo meccanico, eleganza strutturale con un occhio sempre rivolto alla chiarezza, alla semplicità e alla qualità.
In Italia trovò una seconda casa, diventando uno dei protagonisti del movimento ludico italiano. Negli anni ’70, il designer decise di stabilirsi a Venezia e la città lagunare diventò per lui fonte di ispirazione continua: le calli misteriose, i ponti, il Carnevale, l’arte e il ritmo sospeso dell’acqua emergono nei temi, nelle atmosfere e perfino nelle meccaniche dei suoi giochi. Non è un caso che uno dei suoi titoli più celebri, “Inkognito”, nasca proprio da questo rapporto con Venezia: maschere, identità segrete, deduzioni sottili, incontri ambigui. A Venezia Randolph costruì un vero laboratorio di game design, un luogo in cui generazioni di autori italiani trovarono consigli, metodo e ispirazione. Infatti, fondò con Leo Colovini e Dario De Toffoli la casa editrice “Venice Connection” e contribuì a diffondere l’idea – anche in Italia – che il game designer fosse una professione da riconoscere e valorizzare.
Maestro e mentore per molti italiani
I suoi giochi (sebbene, concettualmente, appartenenti ad altra epoca) si caratterizzano per modernità e genialità. Autore prolifico, nella sua carriera diede vita a decine di titoli; impossibile non citare “Sagaland”, vincitore del prestigioso Spiel des Jahres nel 1982, in cui i giocatori si avventurano all’interno di una foresta alla ricerca di tesori nascosti. Oppure il gioco di abilità mentale “Twixt”, in cui i giocatori cercano di congiungere i due lati opposti del tavoliere ostacolandosi reciprocamente. O, ancora, “Vampiri in salsa rossa”, creato insieme a Walter Obert e Dario De Toffoli, in cui i contendenti si sfidano per conquistare il titolo di signore dei vampiri.
Il Premio Archimede
In suo onore, poi, nel 1993 venne inaugurato il “Premio Archimede”. Concorso bandito da studiogiochi che ha per tema l’ideazione di giochi da tavolo inediti e dedicato ad Alex Randolph (che ne fu presidente per le prime sette edizioni).
Il Maestro morì a Venezia il 27 aprile 2004. L’eredità che lasciò, a tutt’oggi tangibile, risiede nell’idea che il gioco non è solo un oggetto da vendere, ma un’opera da firmare; non un prodotto commerciale, ma un contributo culturale.
Oggi ogni scatola che porta il nome del suo autore custodisce una traccia del suo insegnamento. Alex Randolph non ha solo architettato giochi ma ha concepito un mestiere ed un modo di pensare.