L’Orecchio di Dionisio, uno dei fiori all’occhiello dell’arte nella nostra Isola e che fa colloca Siracusa come una delle capitali del Mediterraneo sia per l’archeologia che per il turismo. Si tratta di una grotta artificiale che si trova in un’antica cava di pietra detta latomia del Paradiso, sotto al teatro greco di Siracusa. E’ scavata nel calcare e la lunghezza è di 23 metri, mentre la larghezza è tra i 5 e gli 11 metri e la profondità raggiunge i 65 metri.
La leggenda e le particolarità
La sua particolarità è l’andamento a forma di S, che rende il luogo sede di amplificazione acustica dei suoni, in quanto anche una semplice parola può rimbombare e si può sentire quindi l’eco fino a 16 volte.
Le sue origini risalgono al periodo dei Greci, ma alcuni dettagli riguardanti la storia di questo particolare sito li mostra la guida turistica Pietro Piazza, che sottolinea in primis come
«L’Orecchio di Dionisio risale all’età greca – afferma Piazza -, ma va contestualizzato all’interno di quella che era la latomia del Paradiso, questa cava di pietra dove i Greci prendevano il calcare, materiale per costruzioni, e che nasce contestualmente con il quartiere della Neapolis, dove attualmente è inserita la latomia, che è inserita nel parco archeologico della Neapolis. E’ famoso per la leggenda di Dionisio, che ascoltava le conversazioni dei prigionieri per acquisire informazioni sui complotti contro di lui».
Tunnel dell’acquedotto greco di Siracusa
Ma la latomia è la matrice di questa grotta, che «nasce come cava sotterranea. Latomia in greco vuol dire cava e nasce dall’unione di due parole greche, litos, che vuol dire pietra, e il verbo tenno, che vuol dire tagliare, quindi tagliare la cava. L’Orecchio di Dionisio era uno dei tunnel dell’acquedotto greco di Siracusa ancora funzionante, di nome Galermi, che alcuni anziani chiamano Saia Belladonna, che finisce a Pantalica, nella cava del Calcinara. Nel IV secolo, quando nacque la latomia, per avere più materiale da costruzione, uno di questi tunnel, dato che l’acquedotto si diramava in diverse parti della città, venne abbandonato e si cominciò a scavare dall’alto verso il basse, perché il tunnel ha una sezione trapezoidale e stretta».
Una grotta salva dalla mano dell’uomo
La forma attuale deriva proprio «da questi scavi ricordando l’orecchio umano. Nel 1608 Caravaggio visitando la Neapolis e osservando l’ingresso di quella che era la grotta, che ricordava la forma dell’orecchio di un asino, si ricordò la leggenda di Dionisio, che ascoltava le conversazioni dei prigionieri attraverso l’eco, e ha creduto di aver trovato la grotta di cui parlava Diodoro Siculo. La grotta si mantiene da sola perché si mantiene nel calcare, che è solido e resistente. Non è stata mai toccata e trasformata, quindi si è mantenuta anche grazie al fatto che la Neapolis fino agli anni 50′ del Novecento faceva parte della periferia rurale di Siracusa. La particolarità artistica consiste nel vedere all’interno tutti i segni degli scalpellini e i piani di lavorazione dei blocchi. Ci si rende conto che è una grotta creata dall’uomo. L’eco fa immaginare come Dionisio ascoltava i prigionieri, anche se è una leggenda».








