Ad anticipare i futuri sviluppi sociali, tutto ciò non sia sulle labbra del popolo, vale a dire agognato da esso, è rinnegato da Dio. E, i laici visionari sono in via di scomparsa. Se questa fosse la premessa, vedere oltre la nebbia del presente, malgrado le emergenze da affrontare risultino distanti dalla percezione dei cittadini, almeno sul traguardo dell’oggi, costituisce per l’Italia l’imperativo di sopravvivenza. E, questo passa rigorosamente dalla Sicilia. Ecco perché di tanto in tanto gli esperti consigliano di tenere a casa del contante, soprattutto per non rimanere senza cibo per 48 o 76 ore in caso di cyber attacco al sistema dei bancomat.
Dall’isola, infatti, e solo da essa, giunge il segno dell’obbligatorio rilancio dell’intero paese, essendo l’unica regione in crescita, il cui prodotto interno lordo segna l’aumento dell’1,1% nel confronto con l’anno precedente, in controtendenza rispetto alla decrescita dell’Italia, ultima tra i paesi dell’eurozona, secondo il recente report di Bankitalia.
La tendenza non è frutto del caso
In economia, va da sé, la tendenza della Sicilia a produrre nel segno dell’espansione non è frutto del caso, quanto il risultato della posizione strategica dell’isola, essendo la piattaforma fisica più estesa e dotata di risorse, nondimeno, paradossalmente meno attrezzata, al centro del Mediterraneo. Per la naturalità delle risorse, esprime tutta la forza della sua essenza, potenza generatrice di sviluppo spontaneo. Da indirizzare e canalizzare in espansione pianificata.
Dunque? A interpretare la tendenza di fatto, sorregge l’idea non siano i mercati continentali né quelli europei, tantomeno quelli delle Americhe, ad assorbire e sollecitare servizi e prodotti, quanto i variegati Sud del mondo. Alla Sicilia tocca, di conseguenza, assicurare il rilancio nel quale trascinare l’Italia, a patto, naturalmente di infrastrutturare l’isola, mettendola in condizione di essere capofila della pressante domanda proveniente dai tanti paesi africani in via di sviluppo, ivi compresa l’Australia. Si tratta di implementare i flussi industriali, commerciali, di offerta dei servizi, intervenendo sia sulle infrastrutture materiali sia sulle reti digitali.
Le infrastrutture e le reti digitali
Nel primo caso, tre realizzazioni appaiono indilazionabili, raddoppio e velocizzazione delle reti ferroviarie delle dorsali, Palermo – Messina e Siracusa – Catania – Messina; collegamenti mare – ferro – strada per il trasporto intermodale tra i porti siciliani di Palermo, Catania, Messina, Trapani e Pozzallo e l’entroterra. Riclassamento dell’aeroporto di Catania-Fontanarossa, Vincenzo Bellini, per il traffico intercontinentale, essendo l’unico scalo siciliano con caratteristiche di sicurezza adeguate all’atterraggio e al decollo degli Airbus A 350 per rendere diretti i voli di passeggeri e merci dalla Sicilia verso l’Africa, senza tornare indietro verso Roma Fiumicino.
Sul punto cruciale delle reti digitali, ci si dovrebbe attrezzare ad anticipare l’installazione della 6 G, sesta generazione di tecnologia per reti mobili, accanto, lo sforzo economico e scientifico per disporre del quantum computing, indispensabile per approntare la difesa contro i cyber attacchi. Insomma per fronteggiare la guerra ibrida sostitutiva, nel confronto globale, dell’ormai superata guerra fredda.
La sicurezza informatica
Per esigenze di spazio, ci si accontenti di enunciati, pertanto, sul tema della sicurezza, il cenno va al Contrasto alla guerra ibrida: una strategia attiva. Ovvero, il documento prodotto dal ministro della difesa, Guido Crosetto, nel recente consiglio supremo di difesa, presieduto dal presidente della repubblica al centro del confronto con la premier, i ministri, i vertici militari. All’esame della situazione, solamente in Italia, gli attacchi alle reti informatiche sono stati 1.979 nel 2024, a cui aggiungere 573 incidenti a impatto confermato. Il doppio rispetto al 2023.
Nel primo semestre 2025, debordanti di un ulteriore 40%. Numeri da soli bastanti a delineare lo scenario di guerra non convenzionale da anni operante negli ambiti internazionali, costituito dal moltiplicarsi, di mese in mese, delle incursioni contro le reti informatiche, in ogni angolo del mondo. Anche in questo caso, la Sicilia potrà essere laboratorio per avviare la lotta contro i pirati del web. Da prendere sul serio, in quanto, malgrado talune false narrazioni nascondano i mandanti, vanno imputate a nazioni egemoni nel dominio globale, Cina, Russia, Corea del Nord, Iran, anche l’India.
A dirla in pillole, puntare sulla Sicilia, cara presidente del consiglio, gioverà all’Italia per uscire dalla stagnazione economica, in più, secondo i desideri più diffusi di sicurezza, la renderà impermeabile ai venti di guerra ibrida. A crederci e varare il progetto dovrà essere il governo nazionale.








