Tra le leggende che sin dai secoli scorsi “popolano” la nostra Isola ce n’è una che viene dal cuore di Palermo, precisamente dal Teatro Massimo. Si tratta della leggenda legata a una presenza non certo usuale, che si aggira tra le mura, i corridoi e il palcoscenico e denominata Monachella.
Una leggenda di matrice ottocentesca
Una Monachella che farebbe degli scherzi a chiunque non creda a lei e la cui leggenda affiora le sue origini sin dal periodo nel quale il teatro fu costruito, ovvero la seconda metà dell’Ottocento. Contestualmente a questo evento si narra che vennero abbattuti diversi edifici che erano presenti nella zona, alcuni dei quali dedicati al culto, come la chiesa e il monastero delle Stimmate di San Francesco e la chiesa e il monastero di San Giuliano delle Teatine.
L’abbattimento del monastero come momento chiave
A raccontare quelli che sono i segreti della leggenda della Monachella è l’attore e cuntastorie palermitano Salvo Piparo, che spiega come la leggenda sia ancora nel cuore dei palermitani, in particolar mondo quelli che vivono nella zona di piazza Giuseppe Verdi.
«Di questa leggenda se ne parla – racconta Piparo – da quando venne costruito il Teatro Massimo e si racconta che ancora prima che venisse costruito lì c’era un monastero con delle monache dentro. Si racconta anche che quando venne abbattuto questo monastero per fare spazio al teatro lo spirito di questa Monachella aleggi dentro queste stanze del teatro e in particolare dentro la Sala degli Specchi. Ci sono diverse versioni, come quella che narra che lei arrivi anche nei palchi, ma secondo me è più una cosa che riguarda la parte interna del teatro, dove appunto c’è la Sala degli Specchi».
La Sala degli Specchi come epicentro
Proprio la Sala degli Specchi ha una sua importanza, in quanto «è anche più suggestiva, perché questi specchi sono anneriti e se ci si specchia si ha come la sensazione che ci sia una presenza. Ci sono degli aloni sugli specchi. E’ una leggenda metropolitana da raccontare ai bambini e alle generazioni successive, anche per rendere attrattivo il teatro. Qualcuno dice anche esca fuori dal teatro. Molte zone della vecchia Palermo sono protagoniste di leggende come questa, che è stata tramandata dai nostri nonni, come il mio, che ogni volta che passavamo da lì mi raccontava il tutto».
Un aneddoto cinematografico
Ma a rendere ancora più suggestiva questa leggenda fu anche un aneddoto cinematografico, ovvero «quando Francis Ford Coppola decise di girare Il Padrino Parte Terza all’interno del teatro quando era in fase di ristrutturazione e la città non lo aveva ancora visto, me compreso. Ci fu uno scenario di morte molto forte dentro al teatro, perché Coppola riaprì il teatro per l’occasione. Al Pacino decise di girare la scena della morte della figlia con una sparatoria abbastanza cult del cinema mondiale e si racconta che quel giorno tra i figuranti vestiti da preti, da sicari o quelle che figuravano come donne imbellettate questa monaca aleggiava tra questi costumi d’epoca. E’ una leggenda comunque prettamente legata ai palermitani di un’altra epoca».








