Ci sono storie che vanno oltre la cronaca, storie che diventano esperienza emotiva pura. My Father and Qaddafi, presentato Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2025, è una di queste.
La regista Jihan Kikhia racconta la vita del padre, Mansur Rashid Kikhia, ex ministro degli Esteri e oppositore del regime di Gheddafi, rapito nel 1993 al Cairo quando lei aveva solo sei anni. Il suo corpo verrà ritrovato solo nel 2012, in un congelatore vicino al palazzo del dittatore.
Un film che mescola passato e presente
Ciò che colpisce subito nel documentario è il modo in cui Jihan racconta la sua storia: gli anni difficili in cui cercava il padre, ricordi personali e storia politica. Inserisce con delicatezza i video di quando era bambina, momenti di giochi, risate, la voce del padre: piccoli frammenti di vita quotidiana che diventano testimonianze potenti di ciò che è stato perduto. Non è solo cronaca, è il ritorno emotivo a un’infanzia segnata dall’assenza, la ricerca di un legame interrotto.
La forza della madre
Accanto a Jihan, emerge la figura della madre: una donna molto forte, Baha Al Omary, che ha portato avanti la famiglia con incredibile coraggio, proteggendo i figli mentre affrontava il dolore e la paura di un regime spietato.
Il film diventa così anche un tributo alla sua forza e alla resilienza quotidiana di chi resta e deve ricostruire la vita tra silenzi e ricordi.

Chi era Mansur Rashid Kikhia
Mansur Rashid Kikhia non era solo il padre di Jihan, ma una figura di spicco nella storia libica moderna. Ministro degli Esteri e poi ambasciatore alle Nazioni Unite, si distinse per il suo impegno verso la diplomazia e la libertà politica. Con il tempo, però, il suo dissenso verso il regime di Gheddafi lo rese un uomo scomodo.
Nel 1993, mentre si trovava al Cairo, scomparve misteriosamente: una sparizione che segnò profondamente la sua famiglia e che sarebbe rimasta avvolta nel mistero per quasi vent’anni. Solo nel 2012 il suo corpo fu ritrovato in un congelatore vicino alla residenza del dittatore, a testimoniare le brutalità di un potere che non tollerava opposizione.
Il rapimento al Cairo avvenne proprio in un contesto in cui lui sapeva di rischiare molto. Non sappiamo se sapesse esattamente quale sarebbe stata la sua fine, ma certamente era cosciente del rischio di sparizione o violenze da parte del regime. La sua scelta di opporsi al dittatore fu dunque un atto coraggioso e consapevole, che testimonia la sua integrità morale e la dedizione alla libertà del popolo libico.
Memoria, giustizia e amore
My Father and Qaddafi parla di politica, ma soprattutto di memoria e di identità. È una lettera a un padre perduto, una testimonianza della verità, e un modo per ridare voce a chi è stato cancellato dalla Storia. La forza del film non sta nei numeri o negli avvenimenti storici, ma nell’umanità che emerge: i legami familiari, la vulnerabilità, la capacità di resistere e ricordare.