Suggestioni ibride, ritmi dinamici, eterogenei e coloratissimi. Uno spirito animato da un autentico folclore e dalla voglia di raccontare il mondo tramite la musica, quale veicolo espressivo senza limiti e confini: sono i RadioSabir, collettivo siciliano che si esibirà sul palco dello Zō Centro Culturale di Catania venerdì 16 febbraio alle ore 21:30.
La band è formata da Daniele Grasso (acoustic, electric, slide, guitars, bass, sinth, sinth bass, programming, sound&noises, voce), Peppe Scalia (drums, percussion, blues harp, voce), Umberto Arcidiacono (sinth bass, percussion, fisa, mandolin, voce), Elisa Milazzo (cori, voce, percussioni), Maurizio Musumeci (voce rap). Insieme presenteranno la nuova formazione e il nuovo disco Cunti e Mavarii pi megghiu campari, ultimo progetto accolto con entusiasmo dalla stampa specializzata, con la promessa di raccontare un talento e un’abilità nel mettere insieme suoni e parole, storie ed emozioni che rappresentano tutti i sud del mondo.
Il tutto accompagnato e supportato da un coro di voci composto da Manuela Amalfitano, Alba Donsì, Giulia Fassari e Paolo Miano: quest’ultimo, versatile cantautore catanese, aprirà il concerto presentando alcuni brani unplugged del suo nuovo progetto discografico.
Prima del concerto, inoltre, si potrà assistere alla proiezione del videoclip del brano 10600 iorna, ispirato all’arte di Cindy Sherman, considerata una pioniera della fotografia volta a raccontare l’universo femminile e fra le maggiori esponenti dell’arte contemporanea. Il video è realizzato dalla produzione indipendente White Garage in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Catania.
Una commistione di esperienze artistiche ed emotive, a ritmo di blues, che suggellano la rinascita di un gruppo conosciuto in origine come Niggaradio, ma che si è reinventato per via del politically correct: da qui l’idea di Cunti e mavarii pi megghiu campari, disco volto a riflettere e raccontare il tema dell’inquietudine storica in cui viviamo.
«Si dice che questa sia l’età dall’ansia, un sentire diffuso ovunque – commenta la band – La musica non è la cura ma certo aiuta e da sempre. I brani di questo album provano a parlare sia alla testa che a tutto ciò che sta sotto la cintura. Raccontiamo di grandi storie e di piccole magie con la voce della nostra gente coniugata al presente e incrociandola con altre lingue. Andiamo dal Simeto al Mississippi – concludono i musicisti – nei sud del mondo per farci capire. D’altronde noi siamo RadioSabir e il Sabir è una lingua franca, una lingua per chi vuole comunicare».