Nove anni fa, il 3 ottobre 2013, il mare inghiottì oltre 500 migranti al largo di Lampedusa. Le vittime furono 368, 20 i dispersi e 155 i sopravvissuti, tra cui 40 minori di cui solo uno accompagnato.
Le vite perdute sono state ricordate oggi a Lampedusa, in una marcia commemorativa che ha visto migliaia di studenti provenienti da tutta Europa riempire le vie dell’isola fino alla simbolica Porta d’Europa, chiedendo che venga istituita la “Giornata europea della memoria” per non dimenticare chi – alla ricerca di una vita migliore – è stato ingannato propria dall’unica via di fuga verso la libertà.
«Il 3 ottobre ricordiamo una catastrofe che ha sconvolto le coscienze di tutti, portandoci a riflettere su più aspetti – dichiara l’Imam di Catania e Presidente della Comunità Islamica in Sicilia, Abdelhafid Kheit -. È servita una tragedia per dare un po’ di risalto ad un’emergenza epocale come quella dell’immigrazione, e non parlo solo a livello nazionale bensì europeo perchè questra catostrofe non riguarda solo i confini di Lampedusa. I pochi interventi attuati non hanno dato il riscontro previsto e soprattutto non hanno fermato l’ondata di immigrati che arriva ogni giorno».
Soltanto pochi giorni fa, un barcone contenente oltre 700 persone è stato tripartito tra Lampedusa, Catania e Augusta.
«Non potevamo e non possiamo più gestire questo fenomeno da soli, senza alcun aiuto da parte della Comunità Europea. Sono trascorsi 9 anni, e in tutto questo tempo – prosegue l’Imam – non abbiamo alcuna assunzione di responsabilità. Oggi mi trovo anch’io a Lampedusa per ricordare le vittime di questa tragedia e proprio il sindaco mi ha riferito che da quando si è insediato, il suo raggio d’azione si è concentrato esclusivamente sui migranti».
Un cimitero per “i martiri del mare”
Dinanzi all’immobilismo delle Istituzioni, alla freddezza dell’accoglienza dell’italiano medio ed alla propaga che ci obbliga quasi ad avere un nemico, l’unica luce in fondo al tunnel non può che essere riposta nella speranza di un accordo comunitario.
«Fino ad oggi, non abbiamo raggiunto quel livello di accoglienza ed ospitalità che ci si aspetta. E non credo che una nuova forza al governo possa produrre un cambiamento, buono o brutto che sia. Nonostante le belle parole, nessuno ha mai fatto niente e non ci sono mai stati cambiamenti, se non scuse su scuse», sottolinea Abdelhafid Kheit.
«Rimango fermo sulla mia richiesta di dedicare un cimitero “ai martiti del mare” malgrado fino ad oggi non abbia ricevuto alcun sviluppo sulla questione. Se è vero che alcuni Comuni si sono risultati sensibili alla questione, un cimitero regionale ben organizzato potrebbe fare la differenza per la nostra Isola. E forse chissà magari un giorno uno dei familiari potrà trovarlo un luogo di sollievo e ricordo», conclude l’Imam di Catania.