Piersanti Mattarella fu assassinato il 6 gennaio 1980. Il rumore dei colpi di pistola rimbombò in viale Libertà a Palermo, dove il Presidente della Regione Siciliana si trovava in auto con i figli, la moglie e la suocera pronto a recarsi in chiesa per la Messa dell’Epifania.
Mattarella, portava avanti una Sicilia antimafia pronta al riscatto. Ma erano in molti a non vedere di buon occhio l’operato “rivoluzionario” del governatore, troppo avanti per un’Isola dove i cattivi valori erano ( e forse ancora in parte sono) ben radicati.
A distanza di oltre 40 anni, però, la matrice dell’omicidio oscilla ancora tra la mano sanguinaria della mafia e la violenza del Nar -Nuclei Armati Rivoluzionari- un movimento terrorista italiano neofascista i cui membri furono coinvolti nella Strage di Bologna, l’attentato che vide perdere la vita a ben 85 persone. Era proprio Giovanni Falcone ad insistere sulla colpevolezza dei terroristi Gilberto Cavallini e Giuseppe Valerio Fioravanti che, secondo l’accusa, si trovavano in quei giorni proprio a Palermo.
Solo dopo la morte di Giovanni Falcone, si iniziò a considerare l’ipotesi di un delitto mafioso. Rilevanti nell’inchiesta le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, Tommaso Buscetta, Francesco Marino Mannoia e Gaspare Mutolo.
È il 1995 quando Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci vengono condannati all’ergastolo come mandanti dell’omicidio. Ignoti ancora i gli esecutori materiali dell’assassinio di Piersanti Mattarella.
Piersanti Mattarella è stato il primo politico ad opporsi al potere mafioso
«Mio nonno viene considerato da tutti una vittima di mafia. Ma da quello che sta emergendo dalle indagini più recenti sembra esserci dell’altro. No, non è stata solo Cosa nostra a uccidere Piersanti Mattarella», ad affermarlo è il nipote Piersanti Mattarella junior all’Adnkronos.
«Già dopo l’omicidio -dice il nipote- le indagini avevano fatto emergere qualche traccia di infiltrazioni che non fossero solo mafiose».
«Ma forse, ai tempi, anche dal punto di vista della ricostruzione storica, non sembrava possibile che un omicidio potesse essere commesso non solo da membri di Cosa nostra. Una circostanza che è, invece, emersa con chiarezza negli ultimi anni di storia giudiziaria. Ai tempi, probabilmente, era una intuizione del singolo piuttosto che una convinzione diffusa che la mafia potesse uccidere in collaborazione con ‘altro’».
E.G.