Abbiamo visto ieri come la Torre Ottagonale di Enna ospiti la leggenda che narra che Federico II di Svevia, da alcuni ritenuto presunto commissionante della costruzione della torre, lanci il suo cavallo al galoppo lungo il viale di fronte la torre.
L’importanza artistica di un’opera un po’ «forestiera»
Ma l’opera ha una sua importanza anche sotto l’aspetto artistico. Costruita nell’XI secolo, si narra che Federico II di Svevia incaricò l’architetto Riccardo da Lentini. La costruzione si presenta quindi in pianta ottagonale e la tipologia la rende quantomeno “parente” della torre, sempre ottagonale, del castello di Augusta, nel Siracusano, di quella pentagonale di un altro castello, quello di Giuliana, nel Palermitano, e di una di quelle del castello Maniace a Siracusa, che presenta appunto una basamento ottagonale.
L’architettura è comunque per certi aspetti “forestiera”, in quanto tipica del Nord Europa del periodo in questione, e ad avvalorare questa tesi è la presenza del dongione prismatico caratterizzato a sua volta da delle volte a ombrello per piano.
Torre già costruita dagli Arabi?
I particolari da un punto di vista artistico di questa opera li spiega la guida turistica Luisa Gardali, che sottolinea in primis come sia da considerare come punto di partenza il fatto che la torre fosse stata costruita già prima di Federico II di Svevia. Ma c’è anche un altro particolare.
«Si pensa che sia stata costruita – ha detto la Gardali – dagli Arabi nello stesso punto in un luogo fortificato che doveva rappresentare l’ombelico della Sicilia. Loro si sbagliarono di circa 500 metri, perché adesso sappiamo che il centro esatto della Sicilia è più avanti, nel promontorio in cui c’è l’Eremo di Montesalvo. Lì è nato un simposio di artisti internazionali per studiare questo luogo. Ci sono sculture in marmo e in pietra fatte in un simposio da artisti greci, turchi, egiziani».
La forma ottagonale e la composizione del fabbricato
La particolarità di questa costruzione è la forma, perché «l’ottagono è dato dalla rotazione di 45 gradi del quadrato che dà la rosa dei venti. Uno studio astronomico e astrologico che portò a considerare quel punto come il punto geodetico più importante dal quale si tracciarono le strade più importanti che andavano verso le coste della Sicilia».
Il fabbricato consiste in «due piani a due elevazioni. Il primo in cui si entra vede una cisterna molto grande al centro, che raccoglieva l’acqua piovana. Al secondo piano c’è un loggiato con delle nicchie e si vede ancora un bagno primordiale. Ci sono anche due finestre che danno il panorama a est e a ovest della città di Enna per poi arrivare alla terrazza, dalla quale si può ammirare il paesaggio di tutta la città».
Purtroppo il luogo non è valorizzato in modo quantomeno buono e per i gruppi di escursionisti c’è un problema, perché «dovrebbero farsela a piedi oppure fare un percorso lungo la panoramica giusto per arrivare a pochi passi. Poi non è pubblicizzata quando il castello di Lombardia, che è il simbolo di Enna, detto anche Castrum Inespugnabilis».








