Catania è una città ricca di monumenti e di reperti archeologici, ma alcuni sorprendono, soprattutto per la loro collocazione in aree ormai del tutto urbanizzate, ma che non ricadono proprio nel cuore del centro storico. L’Ipogeo Romano, posto in via Gaetano Sanfilippo, nei pressi dell’omonima via, e aperto per le visite la scorsa domenica, è un esempio in tal senso.
Un monumento del periodo romano di Catania
Si tratta di una tomba di età romana imperiale tra le poche sopravvissute delle grandi necropoli di Catina (nome di Catania del periodo), che nel tardo Medioevo venne utilizzata dai monaci del convento di Santa Maria di Gesù, che in questa area avevano la loro Selva. Fu riscoperta dagli eruditi del XVII secolo e in seguito raffigurata in un acquerello di Jean Pierre Houel del XVIII sec. e in alcune incisioni di Sebastiano Ittar (XIX sec.).
L’Ipogeo in seguito venne interamente scavato nei primi anni dell’800 e infine negli anni ’70 del XX secolo fu restaurato e reso visitabile all’interno di un’area attrezzata a verde.
Un edificio funerario di spicco in epoca romana
Questo monumento, che in molti forse non conosceranno, ha una storia davvero interessante e a illustrarla è l’archeologo Fabrizio Nicoletti, che vanta nel suo curriculum la pubblicazione del volume Catania Antica. Nuove Prospettive di Ricerca.
«E’ una tipologia di tomba – spiega Nicoletti – con due piani, dei quali quello inferiore contiene una camera funeraria che in tutto o in parte sottostante al piano di campagna. Dato che adesso il piano superiore non esiste è presente solamente il piano inferiore con la cella funeraria, che per questo motivo viene definita ipogeica. I termini tecnici esatti sono Temple Tomb e House Tomb, cioè tomba-tempio o tomba-casa, a seconda di come veniva fatto il piano superiore».
«L’Ipogeo risale all’epoca degli Antonini, quindi alla metà del secondo millennio dopo Cristo, e si sa che il piano superiore era inaccessibile, perché non ci sono scale a salire e ce n’è solo una a scendere per la camera funeraria. Le misure di questo edificio funerario sono comprese tra 15×8 e 20×10 e all’interno della necropoli romana di Catina era sicuramente tra quelli di spicco, anche se non è l’unico tra quelli che ancora oggi si conservano».
La Selva dei Padri Minori di S.Maria di Gesù
La nascita di questo edificio avvenne per una forma di rito, «quello misto, che comprendeva sia l’incinerazione che l’inumazione, ovvero nel periodo degli imperatori Antonini, quando avvenne la transizione dal primo tipo di rito al secondo. Nacque come edificio funerario di una famiglia abbiente di Catina. Nel Medioevo sicuramente venne incluso nella Selva dei Padri Minori di Santa Maria di Gesù, che lo utilizzarono come edificio per produrre la calce, e per questo motivo si è salvato. L’omonima chiesa nelle vicinanze è del periodo tardo medievale. Questa selva inglobò questo monumento e un altro, presente all’interno di un giardino privato, Villa Modica, di stile neo gotico, in viale Regina Margherita. In questo edificio rotondo il secondo piano si è invece mantenuto».
Dalla proprietà del Regno d’Italia fino ai giorni nostri
Qualche anno dopo dell’Unità d’Italia l’edificio venne espropriato e lo Stato italiano appena nato ne divenne proprietario, fino a quando non passò alla Regione Siciliana.
«Nel 1867 l’area venne espropriata e in seguito lottizzata per la vendita dei lotti. L’Ipogeo invece divenne di proprietà del nuovo Regno d’Italia ed è stato considerato come un monumento archeologico. Con l’istituzione dell’autonomia per i beni culturali della Regione Siciliana nel 1980 passò al Demanio regionale e adesso è parte del Parco Archeologico Greco-Romano di Catania. Attualmente è recintato con area attrezzata a verde e c’è la struttura muraria. Circa dieci anni fa venne fatto uno scavo in collaborazione con l’Università di Catania, che però non diede risultati, perché tutti i terreni sia attorno al monumento che dentro la camera funeraria erano di età moderna».