Uno dei quattro percorsi dello Yoga è il Bhakti Yoga, il percorso della Devozione. Non stiamo parlando di Religione ma bensì di qualcosa di ancora più sottile, che va oltre il ragionamento della mente. Secondo la filosofia indiana, ovvero la teosofia, mente e corpo sono le Upadhis “condizioni limitanti” che offuscano la vera natura del Sé, portando quindi a una falsa percezione del nostro Sé. Non possiamo definire qualcosa di astratto usando la mente, dovremmo fare una scissione tra l’Io e la Mente (ego), come ne parla Sigmund Freud «La scissione diseguale dell’Io è una conseguenza del diniego». Sicuramente non è qualcosa di semplice, abbiamo tutti le nostre resistenze e tempi da rispettare, per comprendere anche solo 5% della Bhakti.
Conoscere i propri angoli più spigolosi
E’ per questo che ci piace andare sul tappetino, attraverso le asana posizioni conosciamo i nostri angoli più spigolosi e grazie a questa consapevolezza possiamo temperare con gentilezza queste parti di noi.
Oggi ci si fida ormai di tutti, c’è un detto che dice “Quando si viaggia in aereo , ci si fida del pilota”. Ma tu non lo conosci. Certo, si presenta, ma sapete chi è? No. Eppure, quando siete seduti in aereo, vi fidate che sappia quello che sta facendo. Quando si va in barca, ci si fida del capitano. Quando si viaggia su un autobus, ci si fida dell’autista. Ma conoscete il capitano? Conoscete l’autista? Hanno un nome ma non li conoscete. Tuttavia pochissimi si fidano del Controllore della vita. «La gente passa attraverso la vita, ma pochissimi hanno fiducia in Dio. La Devozione, la Bhakti è questa Egli è la vera guida e vi colloca là dove dovete essere». Non andate sempre contro le cose, gli avvenimenti , contro voi stessi, non opponete resistenza, fatela uscire questa paura di sbagliare , quella paura che ha paura della sua stessa paura. Affidatevi alla vita , e la vita verrà a voi.
Nel percorso della Bhakti si cantano i nomi delle divinità indiane come Shiva, che rappresenta la qualità della Trasformazione, quando nella vita arriva un cambiamento, per affrontarlo al meglio, con serenità e con resilienza, si ripete il nome di Shiva, cantandolo o recitandolo come un vero e proprio mantra, oppure si può donare un fiore e accendere una candela a una statuina da noi amata, oppure la foto di un nostro ave, un immagine del nostro maestro o mentore.
Offrire qualcosa e dargli importanza
Non importa quale sia l’immagine, può essere la statuetta della madonnina oppure la statuetta del Signore Krisna, Ganesh, Durga, la Vera Bhakti è offrire il nostro tempo a qualcosa e dargli importanza, celebrando quel momento di amore con noi stessi, creando una connessione tra il nostro io (Sè) la nostra essenza, coscienza individuale alla coscienza Universale, qualcosa sicuramente di astratto di cui non possiamo dare un nome, un identità, ma possiamo solo fare l’esperienza diretta tramite la pratica della Bhakti che comprende la meditazione, la recitazione dei mantra indiani, o semplicemente usando delle affermazioni positive, nella nostra lingua e ripeterle oppure scriverle, mostrando tutta la nostra Gratitudine per noi Stessi e poi di riflesso verso gli altri.
Ricordando che non c’è alcuna differenza tra una persona nera e una persona bianca, nessuna differenza tra il mare e le nuvole. Ogni cosa esiste sempre grazie a qualcos’altro che esiste già. E’ indubitabile che noi siamo una parte dell’universo, che esso cioè non è solo là fuori, ma è anche qui dentro. Rinforzarsi nello spirito non è rinunciare a esserlo nel corpo.