“Catania è una città speciale con un centro storico barocco meraviglioso, non vedo l’ora di tornare ad esibirmi”.
Una vera e propria dichiarazione d’amore quella di Vittorio Nocenzi, leader del gruppo musicale rock progressivo del Banco del Mutuo Soccorso, che ieri ha fatto scintille sul palco del teatro Abc.
Tre in tutte le date siciliane che toccheranno anche Palermo questa sera al teatro Golden e domani, 4, Agrigento al Palacongressi.
Concerti attesi dai fans siciliani della storica band, che ha un legame particolare con la nostra terra, specie Vittorio Noncenzi, leader e fondatore del Banco, che si confida, raccontandoci degli aneddoti, alcuni anche per la prima volta, come la dichiarazione d’amore fatta alla sua attuale moglie, sotto la rupe di Tindari.
Se dico Sicilia cosa mi rispondi?
“Ammirazione, emozione e soprattutto dichiarazione d’amore – racconta per la prima volta Vittorio – perché devi sapere che proprio qui, nella spiaggia di Oliveri, sotto rupe del teatro di Tindari, tra le barche dei pescatori, ho regalato l’anello di fidanzamento a quella che oggi è mia moglie. Lei è siciliana e si trovava in vacanza lì, a casa di alcuni partenti. È stata quasi una trama da film riuscire a raggiungerla, perché sono partito il giorno di ferragosto e come puoi immaginare, c’era confusione ovunque. Era il mio giorno off, l’indomani avrei suonato a Civitavecchia. Mi sono messo in testa che dovevo farle questa sorpresa e così ho preso la macchina e sono andato alla stazione dei treni. Ricordo di aver lasciato la macchina sotto una colonna romana, aperta, perché il mio unico pensiero era andare da lei. Dopo una serie di vicissitudini, tra corse lungo i binari, cambio di carrozza, passando dal vagone ristorante, stipati come le sardine, per poter raggiungere alla fine il mio posto con l’aria condizionata – c’era un caldissimo- sono riuscito ad arrivare in Sicilia. Come sempre lei alle 21, aspettava la mia telefonata, che non arrivò. Non dimenticherò mai la felicità del suo viso quando aprì la porta di casa e c’ero io con l’anello in mano. Ecco perché amo così tanto la Sicilia!”.
Ma della Sicilia ti piacciono anche altre cose, dico bene?
“Si, sono innamorato della vostra cultura, i musei di piazza Armerina, l’orecchio di Dionisio a Siracusa, e poi in questa terra si sono incrociate le civiltà più importanti, cartaginesi, angiolini, aragonesi, arabi, per citarne alcune, è un luogo magico, dove l’essere umano ha lascito tracce delle più varie, di una ricchezza infinita. E poi amo la vostra cucina, i fichidindia sono squisiti così come i cannoli, arancini e involtini con le melenzane. Per non parlare poi del mare, delle isole Eolie, c’è gente che va negli atolli, mentre qui avete un paradiso terrestre. A Vulcano sembra di camminare su una moquette sofficissima, e bolle d’acqua calda, o l’isola di Lipari, meravigliosa, con le coste di pomice bianca polverizzata e poi ti immergi nell’acqua. Questa è la terra degli Dei. E la letteratura, con il “Gattopardo” che amo, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa”.
Cosa rappresenta per voi l’incontro con la gente?
“L’incontro con la gente è una sorgente di emozioni, di sentimenti forti, perché la musica che nasce in solitudine o con poche persone, quando hai finito di scrivere l’ultima nota non vive più se non la suoni, se non la condividi con il pubblico. In quel momento accade qualcosa di miracoloso, con la musica del Banco succede questo, il pubblico riscrivere dentro di sé quello che tu hai scritto, come se fossero coautori ed è questa la scintilla che incendia”.
Il concerto di due ore e mezzo, è stato suddiviso in tre parti: nella prima l’esecuzione integrale del primo album “Salvadanaio”; nella seconda i brani del nuovo album ’Orlando: le forme dell’amore’, liberamente tratto dall’Orlando Furioso dell’Ariosto; nella terza infine i brani da Darwin a “Sono nato libero”.
Nel nuovo tour del Banco, che sarà anche a Napoli, Roma, Torino e Bologna, debutterà il secondo tastierista, Michelangelo Nocenzi, figlio di Vittorio e coautore delle composizioni dell’Orlando. Si riprende la tradizione della doppia tastierista, a posto dello zio Gianni, 50 anni dopo.
Sul palco Filippo Marcheggiani (chitarra elettrica) da tren’tanni nel gruppo; Nicola Di Già (chitarra ritmica) con la band da diverse stagioni; Marco Capozi (basso) volto noto ai fan del prog per la sua militanza nel Balletto di Bronzo; Dario Esposito (batteria); Tony D’Alessio (lead vocal), da anni nell’orbita Banco e che raccoglie l’importante eredità di Francesco Di Giacomo, senza mai scadere nell’emulazione, tracciando invece una linea stilistica personale, nel segno della continuità ma anche del rinnovamento.