La visione si apre davanti allo sguardo di chi giunge in Calle Longa Santa Maria Formosa, nel Sestiere Castello, è surreale. È la “Libreria Acqua Alta”, a pochi passi da Piazza San Marco a Venezia.
Ci sono scale fatte con i libri, testi riposti nelle vasche e volumi di ogni tipo posizionati all’interno di gondole. Un luogo dove i libri non sono solo venduti, ma sono diventati parte integrante di una scenografia mozzafiato che parla di passato, di presente e di futuro.
Nel centro storico, dove abitano poco più di 50 mila persone, resistono 23 librerie indipendenti, spazi di scambio e idee, territori di “bibliodiversità”. «Sono custodi di cultura e identità», racconta Giovanni Montanaro che ai libri e alle librerie ha dedicato “Il libraio di Venezia” (Feltrinelli, 2020), romanzo romantico e avventuroso.
Libreria Acqua Alta
Una tra queste librerie, considerata forse tra le più belle al mondo è:” la Libreria Acqua Alta” di Venezia.
Fondata nel 2004 da Luigi Frizzo, la Libreria Acqua Alta è diventata in pochi anni una meta imprescindibile per gli abitanti di Venezia e per tutti i viaggiatori che giungono in città.
Un paradiso per gli amanti della lettura, un luogo unico popolato da migliaia di libri di ogni genere. Sono nuovi e usati, parlano di arte e di cinema. Ma ci sono anche i fumetti, i bestseller e i testi dedicati alla bellissima Laguna.
L’acqua alta, da cui proviene il nome stesso della libreria, diventa un problema per tutti i volumi conservati all’interno del locale. Così il proprietario ha scelto di utilizzare le gondole e le vasche da bagno dismesse per conservare i testi, per evitare che si bagnino e si rovinino.
I volumi che non si sono potuti salvare, invece, si sono trasformati in una piccola e suggestiva scalinata culturale che campeggia all’esterno del locale.
I libri non sono però l’unica attrazione di questo posto speciale. Tra testi di ogni tipo e di ogni età, ci sono anche i gatti che passeggiano per la libreria e che proprio sui libri si fermano per attendere le fusa dei visitatori.
Camillo Boito, scrittore e architetto italiano, definisce con queste parole la bellezza dell’arte veneziana:«È una ghirlanda di fiori olezzanti; è una collana di pietre preziose. È una cosa lasciva e imponente. È una fata col sole per nimbo, che attrae, che ammalia ma che, a lungo fa venir le traveggole».