Teatro Massimo Bellini, verso una soluzione

Teatro Massimo Bellini. Il Presidente della Regione Nello Musumeci riceve i sindacati all’ESA. Al termine dell’incontro, un rigoroso silenzio rotto dalle prime indiscrezioni. Annullata la conferenza stampa di presentazione del programma a data da destinarsi.
Teatro Massimo Bellini: dalle proteste alle possibili soluzioni
Mesi di proteste e manifestazioni. Messaggi di solidarietà provenienti da ogni angolo del mondo della musica e dello spettacolo. Assemblee sindacali camuffate sotto il nome di flash mob. L’attenzione riservata al Teatro Massimo Bellini non si è risparmiata tenendo vivo l’allarme lanciato dai sindacati.
Nessuno vuole la chiusura del Teatro Massimo Bellini, tanto meno il Presidente della Regione, Nello Musumeci. Il presidente ha infatti illustrato la strada da seguire.
Dalle prime indiscrezioni, il Presidente avrebbe confermato la grave crisi finanziaria risaputa e comprovata dai libri contabili che registrano un debito intorno ai 7 miliardi di euro. Come nota è la paralisi all’ARS del Bilancio triennale dell’Ente. Di comune accordo con la ragioneria generale, il Presidente vorrebbe evitare la triennalità prevista dallo statuto e procedere di anno in anno. Specificatamente, domani verrà presentato il bilancio che avrebbe già ottenuto il benestare dei revisori dei conti: per il 2019, il bilancio si chiuderà a 13,5 milioni di euro. Il 2020 è stato chiuso a 8,9 milioni di euro, però sarà richiesta la programmazione della stagione del nuovo sovrintendente per procedere con l’adeguamento di bilancio a 13,6 milioni di euro. Superato il 2020, il bilancio del Teatro Massimo Bellini sarà triennale ma si programmerà di anno in anno.
Il problema sui precari resta perciò aperto perché senza il bilancio triennale non si potrà procedere con la loro stabilizzazione.
L’impegno del Presidente si concentrerà sui lavori di ristrutturazione del teatro con una somma che potrebbe variare dai 2 ai 4 milioni di euro. Per quanto riguarda i teatri di pietra di Catania, Siracusa e Taormina, sono disponibili delle date per proporre una programmazione con spese di servizi.
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Prima della riunione, i sindacalisti riuniti non hanno lesinato le loro perplessità sulla situazione.
«Con 8,9 milioni di euro stanziati per il 2020 siamo al di sotto degli stipendi e mancherebbe la copertura per le spese vive gestionali del teatro. Inoltre, si deve considerare la famosa clausola che se a gennaio con il nuovo bilancio, col nuovo triennale, non si dovesse coprire la cifra mancante per arrivare a 13,4 milioni di euro, già dal 2020 ci potrebbe essere la liquidazione del Teatro Massimo Bellini»
Ma, invece, convertendo il Teatro Massimo Bellini in fondazione? Si potrebbero attingere risorse dai fondi nazionali per aiutare il teatro?
«Dipende dalla tipologia di fondazione che ha in mente il presidente ha intenzione, ma che noi non ci auguriamo, quasi tutti o almeno da parte mia la CISL perché sarebbe come dare un aspirina a uno che sta morendo dall’oggi al domani. Non serve a niente. Anzi, lo ammazzi ancora di più, lo ammazzi prima.
Per noi è un esperimento già fallito a livello nazionale, ma bisogna vedere. Il presidente non ha parlato neanche di quale progettualità di fondazione. Una fondazione Regionale, o una fondazione nazionale? Nazionale non credo proprio che ci abbia mai pensato perché dovrebbe andare lui stesso dal Ministro Dario Franceschini a farsi dire se ci sono i fondi e se ci sarebbe anche la possibilità di inserire la quindicesima fondazione lirico sinfonica. Attualmente, a livello nazionale sono 14. E credo che sia anche abbastanza difficile: in questo momento, tutte le fondazioni hanno dei debiti non indifferenti.
Tra l’altro il Teatro Massimo Bellini è un Ente regionale. Con la fondazione diventerebbe un ente privato. Come dice il presidente, di certo noi non abbiamo la fila dei turisti davanti al teatro. E non vedo neanche la fila dei privati che vorrebbero investire al Bellini».
Forse però la programmazione non è mai stata talmente appetibile da prevedere l’investimento dei privati e le lunghe file per assistere alle opere in scena.
«È sempre il cane che si morde la coda. Perché questa strozzatura, questa chiusura di rubinetto costante negli anni dalla Regione hanno inciso sulle produzioni. Con Roberto Grossi, siamo rimasti fermi per due stagioni estive. Con un teatro come quello di Catania, che ha Taormina a mezz’ora, che ha Siracusa a 35 minuti, che ha il teatro greco dentro la città, non abbiamo fatto niente. Non abbiamo neanche soldi per spostare il materiale dal Teatro Massimo Bellini al teatro greco di catania».
Ma la domanda è sulla programmazione del Teatro Massimo Bellini. Ad esempio la “Capinera” che incassi ha riportato?
«I dati della Capinera onestamente non li conosco perché sono sempre dati sensibili quelli legati al botteghino e alla vendita dei biglietti. È stata venduta come una grandissima operazione… ma di risultati non ne sono arrivati. Io credo, da quello che ho visto anche nella difficoltà di stilare questo triennale, forse ci abbiamo anche rimesso. Privati, forse sulla carta. C’era qualcuno, ma non so se effettivamente siano arrivati finanziamenti a sostegno dai privati. E poi la Capinera è buttata in un angolo, non è mai stata richiesta da nessuno a livello nazionale e mondiale come invece annunciato. Probabilmente non è stata un operazione valida. Musicalmente avrà il suo fascino, ma come operazione manageriale non credo che abbia avuto molto successo».