C’è ironia dissacrante, sentimento e la voglia di raccontare: con una penna sottilissima e densa al contempo, la cantautrice siciliana Anna Castiglia ha già conquistato X factor 2023 con la sua musica, che è un connubio delicato e pungente fra parola, chitarra e voce. Un mix che vedrà l’artista esibirsi, con la sua band, in diversi club italiani per il suo primo tour: un’occasione per condividere i suoi inediti con il pubblico, brani che faranno poi parte della tracklist del suo primo album. Le tappe di partenza sono proprio siciliane: la tournée si aprirà al Centro Zo culture contemporanee il 4 aprile a Catania, per poi proseguire il 5 al Mind a Palermo, e il giorno successivo al Retronouveau di Messina, in un tour che durerà per tutto il mese di aprile.
Dopo aver aperto alcune delle date del tour di Max Gazzé, per la cantautrice è l’occasione di girare l’Italia per dei concerti tutti suoi: una tournée che fa un percorso a ritroso, pensato per creare un laboratorio musicale a scena aperta, dove il pubblico non sarà solo spettatore ma anche parte della nascita e costruzione di un disco: «l’idea è quella di creare un’esperienza di partecipazione – racconta Anna Castiglia a L’Urlo – per invitare il pubblico a fermarsi un secondo, per ascoltare e concentrarsi su qualcosa che non conosce ancora».
Come ti senti per il tuo primo tour che parte proprio dalla tua terra?
Ho l’ansia e allo stesso tempo è bellissimo pensare che questo è il mio primo tour. È stata OTR Live per il managment a propormi di partire proprio da Catania. Non è stata una scelta casuale, ma un modo per portare la musica in Sicilia dove non viene quasi nessuno. La decisione, poi, di partire prima dal tour richiama proprio il tema del coinvolgimento e la presenza attiva del pubblico: sarà un momento in cui condividerò canzoni scritte anni fa, ma anche inediti e dei pezzi d’amore. Alcune di queste sono scritte in una notte, e sono più istintive rispetto ai lavori su Ghali e Participio presente, in cui c’è uno studio più minuzioso.
C’è la Sicilia nella tua arte?
In qualche modo l’essere siciliana fa parte di me, ritrovo le mie origini nella mia arte, non solo perché scrivo anche in siciliano, ma in alcuni sentimenti, come la malinconia, e in alcune suggestioni. Questa, però, è una cosa che si può vedere più dall’esterno, io la riconosco poco. Certo è che le influenze della propria terra fanno parte di noi inevitabilmente. Poi, la si sente ancora di più quando si va fuori.
Si può vedere una coerenza di fondo tra il tuo percorso artistico e il tuo modo di vedere il mondo.
Diciamo che la coerenza la vorrei abolire, però se vista in questi termini sì, mi fa piacere che si veda. Non mi piace pensare di dover seguire uno schema ricorrente ed essere sottoposta al pressing – anche estetico – della riconoscibilità. Mi è stato detto più volte che ho realizzato pezzi molto diversi tra loro. Ci invitano ad essere coerenti perché il pubblico lo apprezza di più, ma secondo me gli artisti devono fregarsene: se vogliono realizzare pezzi diversi fra loro non si dovrebbero porre il problema. Una delle difficoltà che viviamo in questo momento è quella di emergere in un mondo che corre. Participio presente parla un po’ di questo: della gavetta infinita degli artisti emergenti, ma più in generale di un tempo eternamente presente, una condizione quasi horror, in cui muoversi sembra sempre più difficile.
Hai anche formato un collettivo.
Si tratta di sovvertire: conoscendo sempre più il mondo che sta dietro la carriera artistica mi sono resa conto che ci sono pochissime donne a farne parte. E il che è assurdo, la donna viene vista quasi come un genere musicale a se stante, quando dovrebbe essere del tutto normale che ci siano donne cantautrici, non dovrebbe fare strano. Ci siamo riunite anche con lo scopo di rompere lo stereotipo secondo cui le donne siano continuamente in competizione tra loro: non è così, c’è sorellanza. E se da un lato la visibilità è un tema difficile, dall’altro fare vedere un gruppo di ragazze che suona insieme, può aiutare a cambiare le cose. Ci siamo rese conto che salire sul palco tutte insieme faceva un certo effetto: perché? Dovrebbe essere normale.
Hai studiato recitazione: ti piacerebbe mettere insieme tutti gli aspetti della tua formazione artistica?
Assolutamente, mi piacerebbe: vorrei che i miei concerti fossero una sorta di spettacolo. Durante il tour ci saranno anche ballerini di tip tap e reciterò qualche monologhetto musicato. Sono cresciuta in un famiglia di attori e cultori della musica, c’è un’influenza forte che ha sicuramente formato me e mia sorella, seppur in modi completamente diversi. Lei si è avvicinata al circo, io alla musica. Ognuno di noi trova il proprio modo e la propria dimensione. Ma mi piacerebbe mettere insieme tutto quello che ho studiato, anche perché sono modi di esprimersi che si intrecciano.