Casa Verga ospita “Seta e merletti, la mostra di antichi abiti femminili” fruibile da domani, 10 marzo fino al 2 giugno nella casa museo dello scrittore etneo. Per l’arte domani non è un giorno qualunque. Non è un caso, quindi, che l’inaugurazione di questa interessante mostra cada proprio nella “Giornata dei beni culturali siciliani” dedicata ogni anno alla memoria di Sebastiano Tusa.
Nella splendida cornice della casa di Giovanni Verga, alle ore 10:30, si inaugura l’esposizione “Seta e merletti. Mostra di antichi abiti femminili a casa Verga”. In occasione dell’inaugurazione la scrittrice Maribella Piana leggerà alcuni brani tratti dal suo romanzo “La Malaeredità” (Roma, Arnaldo Curcio Editore 2020), ispirati agli abiti esposti.
Lo scrittore non era estraneo al raffinato abbigliamento delle dame, ne conosceva il loro buon gusto e ne era attratto; nella biblioteca della casa-museo, infatti, si può anche trovare il volume che contiene la novella Fantasticherie, ricco di illustrazioni con abiti femminili del noto disegnatore Arnaldo Ferraguti (1862-1925).
Lo scrittore, poi, in una lettera del 20 ottobre 1892 al fratello Mario, descrive un abito femminile di sartoria milanese, “di taglio elegantissimo e all’ultima moda”, completo di giacchetta e cappuccio, acquistato per la cognata Lidda. La collezione di abiti, appartenuti alla baronessa Isabella Delfa Zuccaro di Cuticchi di Agira è stata donata, inoltre, dagli eredi, Maribella e Matilde Piana a Casa Verga. Tutt’ora gli abiti appartengono al patrimonio del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della valle dell’Aci.
Look della donna siciliana nell’800
Si tratta di abiti che testimoniano la vita e le usanze delle donne del XIX-XX secolo. Sei abiti femminili da ballo e da passeggio, pregevoli per la fattura e per i tessuti selezionati, databili tra la metà e gli ultimi anni dell’Ottocento, che costituiscono una testimonianza della moda italiana, in particolare partenopea, e palesano le raffinate scelte estetiche della classe nobiliare siciliana del secondo Ottocento.
G.G.