Cala vertiginosamente il numero degli aborti in Italia attestandosi persino come tra i più bassi al mondo. Dall’altro lato della bilancia, però, si registra un aumento significativo dell’acquisto delle pillole del giorno dopo. E no, la pandemia non c’entra nulla.
È quanto svelato dal Sistema di Sorveglianza Epidemiologica. Il report segna il 9,3% di aborti in meno rispetto al 2019 con 66.413 interruzioni volontarie di gravidanza nel 2020. Un numero che, è bene sottolinearlo, non è stato influenzato dal Covid-19.
l tasso di abortività che è l’indicatore più accurato per una corretta valutazione del ricorso all’IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza), conferma il trend in diminuzione: è risultato pari a 5,4 per 1.000 nel 2020 (–6,7% rispetto al 2019). Mentre il rapporto abortività (Numero di IVG per 1.000 nati vivi) è risultato pari a 165,9 per 1.000 nel 2020 (corrispondente a 16,6 per 100 nati vivi) con una riduzione del 4,9% rispetto al 2019 (quando era pari a 174,5 IVG per 1.000 nati vivi).
Proprio nell’Italia Meridionale ed insulare, nel 2020, il numero di aborti è diminuto sensibilmente. Rispetto al 2019, le Regioni in cui si è osservata una maggiore riduzione nel numero assoluto di IVG sono Valle d’Aosta, Basilicata, Sicilia, Puglia, Lombardia e Sardegna.
Nello specifico, è diminuito anche il numero di minorenni che decidono di interrompere la gravidanza. Il tasso di abortività per il 2020 è risultato essere pari a 1,9 per 1.000 donne, valore inferiore a quello del 2019 (2,3 per 1.000 donne), confermando un trend in diminuzione a partire dal 2004 (quando era pari a 5,0 per 1.000 donne), con livelli più elevati nell’Italia insulare. I 1.602 interventi effettuati da minorenni sono pari al 2,4% di tutte le IVG, dato in diminuzione rispetto al 2019, quando erano il 2,6% del totale.
Medici obiettori: quanto pesa sulla percentuale?
I medici obiettori di coscienza sono tra i temi più dibattuti quando si parla di aborto – e in questo clima elettorale se ne parla parecchio. Basti pensare alla bufera scatenata da Chiara Ferragni all’indomani dell’apertura della campagna elettorale di Giorgia Meloni sul caso Marche dove il 70% dei medici è obiettore. E l’accusa a FdI? Secondo l’opposizione, la regione guidata da Fratelli d’Italia vieterebbe di praticare l’aborto farmacologico con la pillola Ru 486 nei consultori, limitandone l’uso alle prime 7 settimane di gravidanza. A questo polverone, il partito guidato da Giorgia Meloni avrebbe già risposto smentendo e pubblicando nuovi dati aggiornati.
Il numero dei medici obiettori, però, rimane sempre spaventosamente alto contro una media nazionale – già elevata – del 64,6% che risulta diminuita rispetto al 2019 dove si attestava intorno al 67,0%. Le
Regioni in cui si osserva un carico di lavoro più alto per i ginecologi non obiettori sono Molise (2,9 IVG medie settimanali), Puglia (2,0) e Campania (1,9).
Pillola del giorno dopo: soluzione di emergenza o “contraccettivo collaudato”?
La cultura della prevenzione, però, fatica ancora a trovare il proprio spazio.
Secondo il Ministero, infatti, il trend in diminuzione di giovanissime che interrompono la gravidanza “potrebbe essere in parte riconducibile all’aumento delle vendite dei contraccettivi di emergenza a seguito delle tre determine AIFA che hanno eliminato l’obbligo di prescrizione medica per l’Ulipristal acetato (ellaOne), noto come “pillola dei 5 giorni dopo” e per il Levonorgestrel (Norlevo), noto come “pillola del giorno dopo”.
C’è ancora molto lavoro da fare, ma i dati sono incoraggianti.
E.G.