Un cortocircuito sociale, in cui a mancare è la fiducia verso le istituzioni, sempre più incapaci di interpretare le complessità del mondo, con la conseguente urgenza di trovare nella tecnologia delle soluzioni e chiavi di lettura. Parte da questa considerazione la riflessione che Paolo Benanti, teologo ed esperto di intelligenza artificiale, nonché presidente della Commissione per l’IA presso la presidenza del Consiglio dei Ministri e componente dell’Advisory board dell’ONU, farà durante il seminario Intelligenza artificiale, democrazia e partecipazione che si terrà il 16 marzo alle ore 10 alla Scuola Superiore dell’Università degli Studi di Catania.
Considerazioni che partono dal prendere atto degli ingenti investimenti – pubblici e privati – rivolti allo sviluppo delle nuove tecnologie digitali. Quelle che, secondo un recente studio del McKinsey Global Institute, stanno «trasformando la società con una rapidità dieci volte superiore e un impatto tremila volte più grande rispetto a quanto avvenne nel corso della rivoluzione industriale». Da qui lo scaturire di dubbi e domande rispetto ai più disparati ambiti, dalla politica alla cultura: cosa pensare, ad esempio, dei partiti politici e dei parlamenti alla luce della plausibile capacità della tecnologia di doppiare le istituzioni che dovrebbero governarla? Benanti intende mettere in luce queste riflessioni, offrendo interrogativi da porre ai singoli e alla comunità.
L’evento, promosso da Cantiere per Catania – ufficio per la pastorale dei problemi sociali e del lavoro dell’Arcidiocesi etnea -, fa parte del programma stipulato per il secondo Seminario di formazione all’impegno sociale e politico che quest’anno lavorerà sul tema Al cuore della democrazia: la partecipazione. Intesa non come la «richiesta di condividere la gestione del potere né solo l’applicazione di procedure formali, ma quale impegno per costruire assieme il bene comune». Le istituzioni religiose, la politica e l’innovazione tecnologica si incontreranno, durante questo evento, proprio con lo scopo di ripensare a un progetto comunitario, riflettere sulle derive etiche, sulle possibilità sociali e sul cambiamento del sistema istituzionale e culturale.